Il governo Janša, in accordo con i datori di lavoro, sta abusando dell'epidemia di coronavirus per ritirarsi dall'aumento legalmente concordato del salario minimo, in violazione delle regole di base del partenariato sociale. Lo afferma la presidenza della Confederazione dei sindacati del settore pubblico, precisando che l'esecutivo non ha permesso al sindacato di collaborare nella preparazione del settimo pacchetto di legge anti-Covid, come già successo in passato. Allo stesso tempo sta già informando i datori di lavoro riguardo il contenuto del nuovo pacchetto di legge, nel quale sono comprese anche alcune delle loro proposte, che però avranno un effetto negativo sui dipendenti con il reddito più basso: comprendendo appunto il congelamento del salario minimo. Questo, in conformità con la legge, dovrebbe aumentare con l'inizio dell'anno, quindi il primo gennaio, e non il primo aprile, come previsto dal settimo pacchetto di legge anti-Covid. La presidenza della Confederazione dei sindacati del settore pubblico è consapevole che l'epidemia ha fortemente colpito l'economia, ritiene inoltre opportuno che le aziende ricevano forti sovvenzioni. L'epidemia però ha colpito in modo pesante anche i lavoratori e le loro famiglie, soprattutto quelle a basso reddito. "Per questo motivo" definisce "il congelamento del salario minimo indecente e inaccettabile".


E. P.

Foto: BoBo
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