La quiete dopo la tempesta porta con sé il conto alla rovescia per la definizione del nuovo consiglio di programma che, dati alla mano, dovrebbe trovare la sua formazione non più tardi di 7 giorni a partire da lunedì, giorno nel quale è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale la sentenza che, de facto, ha dato il via libera alla tanto sospirata nuova legge sull'ente radiotelevisivo pubblico sloveno.
La decisione della Corte costituzionale di porre fine alla sospensione dell'attuazione di parte dell'emendamento alla legge sulla RTVS ha tolto l'ultimo ostacolo legislativo per la nascita di un nuovo consiglio di amministrazione estraneo alle logiche politiche, quantomeno sulla carta. Secondo la motivazione dei componenti del massimo organo giudiziario, l'attuale composizione della Corte avrebbe procastinato a tempo indeterminato una decisione sostanziale in merito alla conformità della modifica alla legge in questione, come da richiesta peraltro della presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar, che ha ribadito il concetto anche nel commentare la decisione di venerd+ scorso. Per evitare di protrarre sine die una situazione diventata sempre più spinosa e a tutti gl ieffetti insostenibile per i lavoratori, venerdì è arrivata la decisione che ha sbloccato la situazione. Il direttore uscente, Andrej Grah Whatmough, che con il suo ricorso è stato uno degli iniziatori della revisione costituzionale, aveva annunciato che avrebbe convocato a breve una riunione del nuovo consiglio dell'ente, senza però dare seguito con i fatti alle parole. E per questo nella serata di lunedì è stato incalzato da 11 nuovi consiglieri, che in un comunicato hanno chiesto di convocare il primo incontro per lunedì prossimo, e soprattutto di non prendere, nel frattempo, decisioni che non siano urgenti o che potrebbero avere conseguenze a lungo termine per il funzionamento e l'attività dell'ente pubblico.
Se l'orizzonte ormai è chiaro, il percorso non sembra però essere privo di buche. L'attuale presidente del consiglio di programma, Peter Gregorčič, ha fatto sapere di aver già presentato una denuncia alla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Valerio Fabbri