A Slovenske Konjice partecipano 640 delegati per la riconferma a capo del partito dell'attuale premier sloveno Janez Janša. Il 12 esimo congresso all’insegna del moto costruire la Slovenia per te vede partecipare i delegati nella discussione di cinque risoluzioni programmatiche.
Il premier è intervenuto ricordando che “sono passati quattro anni dall’ultimo congresso, in questo periodo sono accadute molte cose, cinque appuntamenti elettorali, ai quali l’SDS ne ha vinti quattro”. Ricordando che tra poco si celebra l’anniversario dell’indipendenza Janša ha detto che “allora era impossibile pensare che la Slovenia avrebbe presieduto per ben due volta all’Ue, trent’anni fa il potere d’acquisto era del 27 per cento rispetto a quello austriaco mentre ora ci troviamo nella media Europea”. Per quanto riguarda invece la parte del discorso incentra sui mezzi d’informazione secondo Janša “le testate giornalistiche detengono un potere enorme e una responsabilità nel difendere il diritto alla libertà d’espressione, ma ultimamente stiamo affrontando dei dilemmi che mettono in luce il contrario” dice Janša. Ha invece luogo a Lubiana il congresso del partito dei pensionati, i delegati del Desus, in tutto 117, sono chiamati ad eleggere i propri vertici per la terza volta consecutiva in un anno e mezzo. I candidati a presidente sono tre: Gorazd Žmavc, Srečko Felix Krope e Ljubo Jasnič, nessuno viene dato per favorito, il gruppo parlamentare non ha appoggiato apertamente nessun candidato. Il capogruppo del DeSuS Franc Jurša ha dichiarato che non voterà a favore di Krope, quest’ultimo aveva infatti ipotizzato l’esonero dei deputati del Desus dallo stesso partito. “Il futuro Presidente deve essere in linea con il programma del partito e non agire in base alle convinzioni ideologiche” ha detto Jurša. Particolarmente critica invece nei confronti del lavoro svolto dai deputati Desus, l’attuale leader temporanea del Desus, Brigita Čokl “le questioni ideologiche necessitano una chiara presa di posizione, il costo che il partito sta pagando per il pragmatismo politico degli ultimi anni è troppo lato”.
Dionizij Botter