Dibattito pubblico per le proposte di modifica alla legge sul mercato del lavoro e al sistema previdenziale. Lo ha deciso il Consiglio Economico Sociale, che tornerà ad affrontare i due argomenti a settembre. Costituiti dei gruppi negoziali, incaricati di occuparsi nel primo caso della problematica relativa all'evidenziazione dell'orario di lavoro, nel secondo di trovare un accordo tra le parti sociali: governo, datori di lavoro e sindacati. Per quanto riguarda il sistema previdenziale, confermato che il coefficiente di calcolo per le pensioni di quanti hanno maturato le condizioni per la cessazione dell’attività lavorativa verrà elevato gradualmente dal 57,25 al 63,5 percento, quota questa già in vigore per le donne. Una delle novità è anche quella di consentire ai pensionati di svolgere un lavoro a contratto. I primi tre anni, oltre al salario spetterebbe loro il 40 percento della pensione, allo scadere di questo periodo la percentuale scenderebbe al 20. Attualmente ciò non è possibile, in quanto chi percepisce un salario non può ricevere contemporaneamente anche la pensione. Accantonata per il momento l'idea di portare l'età pensionabile da 65 a 67 anni. Come spiegato da Tilen Božič, segretario di stato al ministero del lavoro, la famiglia, gli affari sociali e le pari opportunità, tutto è stato rimandato alle trattative per la messa a punto della completa riforma del sistema previdenziale. In ogni caso sarà un processo graduale che dovrebbe concludersi appena nel 2034, con scatti annuali di due mesi. Resterà immutato il numero degli anni contributivi, ossia 40. In materia di regolamentazione del mercato del lavoro, grande attenzione verrà dedicata all'inserimento dei disoccupati nei programmi di politica attiva di occupazione, tramite percorsi formativi e di aggiornamento professionale.
Delio Dessardo