Oltre il consueto corteo lungo le strade della capitale sono previste una serie di attività, manifestazioni e concerti volti a sensibilizzare le persone sul tema dell'intersezionalità in generale. Il tema centrale del Pride 2018, il quale si concluderà il 23 di giugno, è l’intersezionalità, termine con il quale nel 1989 l’attivista e giurista Kimberle’ Crenshaw descrive la sovrapposizione di diverse identità sociali e le relative possibili particolari discriminazioni, oppressioni o dominazione. La manifestazione pride più che di orgoglio, parla di fierezza in contrapposizione alla vergogna delle persone costrette a vivere in determinate condizioni in passato, in gran parte omossessuali, ma non solamente. L’orgoglio, spiegano gli organizzatori della manifestazione, si basa su tre assunti; che le persone dovrebbero essere fiere di ciò che sono, che la diversità sessuale è un dono e non una vergogna e infine che l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono innati. Il Festival prende il via questa sera al Kino Šiška con la mostra della fotografa e attivista ecuadoregna, Paola Paredes la quale ha intervistato gli omosessuali detenuti nei centri per la cura dell’omosessualità dell’Ecuador, a seguire il concerto della cantautrice e performer canadese Peaches. Sabato 23 giugno invece le attività del Pride si concluderanno con il tradizionale corteo lungo le vie della capitale.
, organizzatrice del Pride sul tema dell’intersezionalità ha detto che si tratta di un prisma attraverso il quale le persone affrontano la discriminazione intersezionale. Si tratta di una discriminazione che colpisce le persone che non vivono una sola identità mi riferisco a tutte le persone Lgbt le quali non sono solo lesbiche, transessuali, ma possono essere allo stesso tempo anche persone di colore, diversamente abili o soggette a marginalizzazioni di altro tipo. Quando queste persone vivono situazioni di marginalizzazione e discriminazioni di più identità e soffrono le conseguenze di questa discriminazione strutturale su più piani parliamo di discriminazione intersezionale. Il nostro obiettivo è di porre all’attenzione il fenomeno perché questo tipo di discriminazione non viene affrontato a dovere dalle istituzioni preposte a farlo. Per fare un esempio: una donna o senzatetto può trovare del sostegno necessario, mentre le persone che hanno identità multiple non ricevono l’aiuto necessario. È nostro obiettivo trovare un dialogo anche sul piano politico per elaborare dei meccanismi di tutela.
Reporter: Come valuta il livello di tutela attualmente in Slovenia
Simona Muršec: Attualmente la situazione è la seguente; con l’approvazione della normativa che disciplina la gran parte dei diritti delle coppie omossessuali è stato fatto un grande passo per la Slovenia. Questo punto è stato uno dei nostri principali cavalli di battaglia degli ultimi 20 anni e più. Ma nonostante ciò vediamo che la discriminazione nei nostri confronti resta. Una coppia omossessuale non è equivalente ad una coppia eterosessuale. Per Lubiana o in altre parti urbane del paese è del tutto normale passeggiare con il proprio partner tenendosi per mano, mentre l’omofobia e l’odio nei nostri confronti è tuttora presente in altre parti del paese. Solamente la scorsa settimana si è verificato un incidente in un pub della capitale dove un addetto alla sicurezza ha cacciato due persone dal locale per il semplice fatto che stavano ballando, suscitando delle reazioni omofobe dei presenti. Ne possiamo dedurre che la Slovenia ci metterà molto a diventare una società aperta e tollerante.
Reporter: Spesso vi vediamo in prima fila anche in altre battaglie contro la discriminazione di altri gruppi emarginati
Simona Muršec: Si è vero è nostra intenzione promuovere qualsiasi tipo di iniziative e lotte sociali. Sottolineiamo spesso l’importanza dei diritti delle donne, la lotta al razzismo; essendo io bianca non vuole dire che le discriminazioni nei confronti delle persone di colore non mi riguardano. Il messaggio che voglio lanciare è che il desiderio di una società più inclusiva richiede la capacità di collegarci, unire i nostri interessi, mi riferisco a tutti i gruppi minoritari e marginali. Questo è l’unica soluzione per poterci sentire forti e per lavorare insieme per una società più aperta e inclusiva.