Dopo che giovedì notte il governo ha cancellato la quarantena per i cittadini dell’Unione Europea non residenti in Slovenia che entrano nel paese, ieri parziale marcia indietro dell’esecutivo che ha stabilito che l’apertura del confine sarà graduale e seguirà una tabella di marcia definita di concerto con gli esperti, che terrà conto della situazione epidemiologica nei paesi di provenienza. Il cruccio è quello di non far entrare nuovamente il virus in Slovenia, dove i malati gravi si contano sulle dita di una mano. Al momento la lista non è ancora pronta, potrebbe essere resa nota nelle prossime ore. E’ certo che nulla cambierà per i bambini e per i ragazzi che frequentano scuole e asili dall’una e dall’altra parte dei confini, quindi nemmeno per gli quelli che da Italia e Croazia arrivano negli istituti della Comunità nazionale Italiana. E’ stato espressamente precisato che saranno considerati alla stregua dei transfrontalieri, ovviamente dovranno avere la documentazione che comprova la frequenza di scuole e asili. Oggi ai confini per loro - e per i loro genitori - non si sono registrati problemi.
Sta di fatto che al momento la Slovenia ci tiene che ci sia la reciprocità. Nel fine settimana l’Austria sta lavorando alla liberalizzazione del passaggio dei confini, con tutti i suoi vicini, ma non con Slovenia ed Italia. Un provvedimento che Lubiana stenta a capire, considerato che il tasso di contagio in Slovenia è molto minore rispetto a quello riscontrato in Austria, dove i contagiati per milione di abitanti sono 69,5 rispetto ai 49,4 della Slovenia. Una decisione letta, quindi, solo in chiave politica, che rischia di creare problemi al turismo sloveno, visto che in questo caso sarebbe reso difficoltoso il raggiungimento della Slovenia, ad esempio dalla Germania, ma che rende difficile anche per uno sloveno andare in Germania. Della questione stanno discutendo proprio in queste ore il ministro per l’economia Zdravko Počivalšek con il suo omologo austriaco, analoghi colloqui sono in programma anche con l’Ungheria. Simile la situazione anche per quanto riguarda l’Italia, dove il quadro epidemiologico è oggettivamente peggiore rispetto a quello sloveno. Secondo le decisioni prese giovedì dal governo sloveno un italiano, che non mostra segni di malattia, per la Slovenia può entrava nel paese senza particolari problemi - anche se, stando alle rigorose norme italiane, non può comunque farlo visto che è ancora in vigore il divieto di lasciare la regione di residenza e quindi anche di valicare il confine di Stato- mentre uno sloveno che va in Italia deve comunque fare un periodo di quarantena di 15 giorni. Sta di fatto che al momento per gli sloveni l’unica meta possibile è la Croazia, dove anche nel fine settimana sono riusciti in molti ad entrare alquanto liberamente.
Stefano Lusa