Superare l’attuale metodo elettorale, il Borda, lavorare per ritrovare l’unità all’interno della comunità nazionale, contribuire a dare ai rappresentanti della minoranza italiana in parlamento rappresentatività: sono questi i punti da cui partire per trovare una linea comune sulla riforma della legge elettorale, emersi nel corso del dibattito organizzato ieri sera dall’Unione italiana a Capodistria.
Dopo giorni di acceso dibattito sulla formula da proporre per superare l’attuale legge elettorale, con le CAN che hanno appoggiato esplicitamente il maggioritario a turno unico, i rappresentanti della Comunità italiana si sono ritrovati per un confronto in vista dei momenti decisivi per le sorti della riforma. Un confronto che è servito a chiarire i punti fondamentali della partita, come ha detto il presidente dell'Unione italiana, Maurizio Tremul. "Credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che se non si va a modificare l'intero impianto legislativo della legge elettorale per l'elezione dei parlamentari, non si va neanche a toccare l'attuale sistema esistente, perché si va ad aprire un capitolo solo per le comunità nazionali che si sa come si inizia ma non si sa come va a finire.
"Il comune pensiero - ha aggiunto - riguarda poi la soggettività della Comunità nazionale, e il cercare di dialogare sulla legge elettorale da seguire o meno: non è stata fatta una sintesi sugli aspetti tecnici volutamente, perché l'idea non era quella di arrivare una sintesi ma di presentare le opzioni in campo."
Al di là della formula scelta per la nuova legge, le sorti della riforma sono tutt'altro che scontate, come ha confermato il deputato della minoranza italiana Felice Žiža, che ha anche sottolineato i rischi di un’iniziativa indipendente delle minoranze linguistiche.
"Purtroppo - dice - negli ultimi 10 giorni è successo che l'opposizione ha presentato delle proposte diverse da quelle che sono state messe sul tavolo fino ad oggi, e sono in contrapposizione a quelle già discusse, quindi a questo punto diventa difficile credere che la legge verrà accettata"
"I problema, - spiega - se la legge non passa, è poi capire se effettivamente vogliamo e siamo preparati a proporla da soli, come comunità nazionale italiana ed ungherese, perché ogni volta che si entra in discussione, in Parlamento possono uscire alcune proposte da parte di forze politiche che possono andare in contrasto con noi. Il rischio è minimo, ma bisogna sempre tenerlo in considerazione".
“Questa sera - ha poi aggiunto Žiža - è uscita decisamente, da parte di tutti i connazionali, dirigenti e non, la convinzione che la Comunità Nazionale Italiana deve avere una sua soggettività politica, ha una sua identità, e deve essere indipendente politicamente". "Dobbiamo però comunicare, confrontarci su tutti gli argomenti con le varie forze politiche, e attenerci alle regole che hanno sempre retto l'attività della comunità nazionale italiana. Dobbiamo stare molto attenti: noi stessi rappresentiamo una forza politica, abbiamo la nostra identità e soggettività politica, e dobbiamo proseguire così”.
E un invito ad agire uniti, e a favorire la comunicazione fra i rappresentanti della Comunità italiana è giunto da Alberto Scheriani, presidente della CAN Costiera: "Dobbiamo lavorare assieme, pur evitando di far confusione sui ruoli, e su quella che è la soggettività della comunità italiana e delle varie istituzioni della comunità. Dobbiamo lavorare tutti insieme, in modo coordinato - ha aggiunto - individuando le priorità di lavoro e senza perdere mai di vista la soggettività della Comunità, e delle varie istituzioni."
Nel corso dei lavori è stato anche letto un messaggio inviato dal direttore del museo del mare di Pirano Franco Juri, in cui l’ex parlamentare sostiene la necessità di riformare la legge, proponendo un sistema maggioritario a turno unico, ma preceduto da elezioni primarie, per individuare i candidati più rappresentativi. “La CNI e la CNU avrebbero garantita la propria autonomia politica e istituzionale – dice Juri - senza invadere il campo della legge elettorale, fondata sul proporzionale a turno unico, con un sistema specifico a doppio turno. Le due comunità potrebbero indire delle primarie autonomamente con il debito anticipo, arrivando alle elezioni politiche con i due candidati più votati alle primarie. Se le CAN gestiscono il voto per i propri rappresentati, - afferma – sono, o dovrebbero essere in grado di farlo anche con le primarie. Tale approccio innovativo – conclude - garantirebbe l'effetto di un maggioritario a doppio turno senza però intaccare il sistema a turno unico e andrebbe incluso anche nella legge elettorale”.
Alessandro Martegani