Per la prima volta ha aderito allo sciopero anche la sfera universitaria, incluso l’Ateneo di Capodistria, ha dichiarato in conferenza stampa il segretario generale del sindacato dell'educazione, istruzione e cultura della slovenia (Sviz), Branimir Štrukelj.
“Uno sciopero che tocca mezzo milione di persone tra personale scolastico, alunni e genitori e mai in 30 anni di carriera ci sono state tante pressioni affinché non accada”, ha puntato il dito contro il governo il sindacalista.
Come era stato annunciato, lo sciopero verrà formalmente concluso solo con un accordo, il sindacato in questione spera in un incontro con la ministra dell’Istruzione, Simona Kustec, già domani.
Cinque minuti prima di mezzogiorno insegnanti e lavoratori scolastici ausiliari si sono ritrovati davanti ai propri istituti per voltare a questi le spalle in segno di dissenso. Si sono riuniti anche i lavoratori della scuola elementare “Pier Paolo Vergerio il Vecchio” e le altre scuole della CNI, specie a sostegno delle categorie di lavoratori più penalizzati nel sistema retributivo attuale, come quella degli aiuto educatori degli asili. La rappresentante sindacalista Blanka Radojkovič ci ha spiegato le motivazioni: “Il governo non ha ascoltato le nostre richieste, più volte abbiamo cercato il dialogo, un compromesso. Chiediamo di rivalutare il nostro lavoro durante la pandemia. A un certo punto gli insegnanti, ma anche gli altri lavoratori, si sono fatti in quattro per far andare avanti il processo didattico. Per quanto riguarda la retribuzione, facendo un paragone tra i lavoratori del settore dell’istruzione e gli altri segmenti del settore pubblico, vediamo che c’è una grande discrepanza. Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Bisogna fare qualcosa adesso”.