La scuola elementare in Slovenia torna a ranghi completi. Da lunedì saranno nuovamente sui banchi quarte e quinte, e da mercoledì anche le classi dalla sesta all'ottava. Oltre la metà degli alunni dell'obbligo, che in queste settimane hanno continuato a studiare da casa, mentre erano già rientrati i più piccoli fino alla terza e i ragazzi di nona, che concludono il ciclo. Proprio la positiva esperienza condotta dalle prime riaperture di asili e scuole il 18 maggio, e la situazione epidemiologica molto favorevole nel Paese hanno convinto il governo - spiegava qualche giorno fa la ministra dell'Istruzione Simona Kustec - a procedere con il rientro di un terzo e più cospicuo scaglione di studenti. Nel frattempo qualcosa è cambiato: le sezioni adesso possono essere composte anche da più di 15 alunni. Un ritorno a scuola così massiccio, diversamente, non sarebbe stato possibile, perché le mini classi richiedono una disponibilità di spazi e anche di insegnanti che molti istituti non hanno.
Se in aula si può stare anche in più, restano comunque in vigore le norme generali di prevenzione anti-Covid, innnanzitutto il principio del distanziamento fisico.
Una misura a onor del vero non facilmente praticabile, come insegnanti e presidi alle prese con la scuola del post lockdown si sono presto accorti. Per gli alunni non è prevista la mascherina, raccomandata invece ai docenti.
Se la ripresa della scuola rappresenta - ancora nelle parole della ministra - un elemento chiave del ritorno alla normalità, sia pure con il rischio calcolato che si possano verificare casi di contagio, evenienza che comporterebbe l'immediata chiusura del plesso o almeno l'isolamento a casa della classe, la didattica a distanza sperimentata in questi mesi è stata tuttavia mantenuta alle superiori. Una decisione motivata con l'esigenza di garantire piena sicurezza nello svolgimento degli esami di maturità (già iniziati, sabato scorso). Ma alla base della quale ci sarà probabilmente anche la scelta, in un momento così particolare e delicato, di concentrare gli sforzi maggiori sulle fasce d'età più basse, che più hanno bisogno di 'stare' a scuola, conservando la formula della didattica online per i più grandi, capaci di maggiore autonomia.
Ornella Rossetto