Desistere dal piano di coinvolgere l'Ungheria nella collaborazione finanziaria per realizzare il secondo binario sulla Capodistria-Divaccia. Lo chiede il partito Sinistra al ministro delle infrastrutture, Alenka Bratušek. Il partito sottolinea che si dimostrano veri gli avvertimenti lanciati a suo tempo e cioè che la partecipazione di Budapest al progetto non rappresenta la condizione posta dalla commissione Juncker per ottenere i fondi europei, come affermato invece dal governo Cerar e dalla società investitrice 2TDK, creata appositamente per gestire la realizzazione dell'opera. In base all'accordo l'Ungheria dovrebbe contribuire con 200 milioni di euro. La stessa Bratušek ha più volte ribadito la propria convinzione che il secondo binario può venir costruito anche senza il sostegno finanziario ungherese, i negoziati però non si possono interrompere come se niente fosse, in quanto non sarebbe corretto. Già durante l'audizione come candidato ministro aveva detto che le trattative con i paesi dell'area continentale per il finanziamento dell'opera sarebbero proseguite, ma a nuove condizioni; alla fine, aveva rilevato, la Slovenia potrebbe anche decidere di stanziare i 200 milioni di euro che, in base al progetto attuale, dovrebbero venir assicurati come detto dall'Ungheria. La Sinistra è entrata in possesso del contratto firmato dalla Slovenia con la commissione europea, dal quale risulta che la partecipazione di Budapest non è obbligatoria per poter attingere ai fondi comunitari. L'investimento per il secondo binario Capodistria-Divaccia è di 894 milioni di euro; poco meno della metà, circa 434 milioni a carico della Slovenia, con la possibilità di coinvolgere un partner finanziario, ma senza clausole vincolanti.