Foto: MMC RTV SLO/BoBo
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Questa settimana si saprà se Janez Janša accetterà l'incarico di mandatario per la formazione del nuovo governo, nonostante i NO alla collaborazione arrivati da alcuni partiti. Il leader dell'SDS ha più volte ribadito che non avrebbe accettato la sfida senza la certezza della fiducia, cioè dei 46 voti necessari in Aula. Il presidente della repubblica, Borut Pahor, ha tempo fino al 22 luglio per proporre il mandatario alla Camera di Stato. Nel frattempo proseguono le consultazioni e le trattative per una possibile coalizione di centrosinistra, guidata da Marjan Šarec. Molto dipenderà dalla posizione che assumerà il partito Sinistra; tutto dovrebbe essere chiaro dopo l'odierno consiglio direttivo. Finora Šarec non ha coinvolto direttamente la Sinistra negli incontri collegiali, ha avuto però incontri separati con la formazione di Luka Mesec. Il suo capogruppo in Parlamento, Matej Vatovec ha confermato che oggi si procederà ad una verifica delle posizioni. In settimana Šarec illustrerà intanto ai potenziali partner della futura maggioranza la nuova porposta di contratto di coalizione, integrato con i suggerimenti armonizzati negli scorsi giorni. Finora le trattative congiunte hanno coinvolto socialdemocratici, partito del centro moderno, Desus, Nuova Slovenia, partito Alenka Bratušek e Lista Šarec. La principale incognita è rappresentata da Nuova Slovenia, propensa ad una collaborazione anche con l'SDS di Janša, non però la sua ex presidente, Ljudmila Novak. In assenza di maggioranze in grado di superare il voto in aula, emergerebbe l'ipotesi di un ritorno alle urne, ipotesi non remota secondo Andraž Zorko, dell'istituto demoscopico Valicon. A guadagnarci di più, in caso di nuove elezioni, sarebbero l'SDS e la Sinistra, è convinto Zorko.