Tra febbraio e aprile dello scorso anno un gruppo di lavoro sotto l'egida della Comunità islamica slovena ha analizzato i menu delle scuole elementari in tutto il paese. È emerso che solo 15 scuole su poco più di 450 offrono menù senza carne, una scelta gradita non solo ai vegetariani, ma anche ad alunni e alunne musulmani che non mangiano carne di maiale per motivi religiosi. Della questione se ne è discusso nei giorni scorsi al centro islamico di Lubiana, perché il problema preoccupa molti genitori, che sono altresì convinti come le soluzioni siano più semplici di quanto si possa immaginare. Di parere opposto il corpo docente, secondo cui la scuola non è un'estensione delle famiglie, e gli insegnanti hanno già molte preoccupazioni che non è necessario aggiungerne di nuove.
La ricerca condotta ha fatto emergere quanto facilmente intuibile, ovvero che l'offerta alimentare è in linea con la fede cristiana, come dimostra il dato secondo cui l'89% delle scuole primarie offre agli studenti un menù senza carne il mercoledì delle Ceneri. E se la libertà religiosa è un diritto costituzionale, secondo i promotori della ricerca bisogna tenere conto delle restrizioni derivanti dalle altre religioni. La presidente dell'Associazione di presidi e vicepresidi, Mojca Mihelič, ha detto la scuola è in un momento tale di crisi che è davvero difficile affrontare il tema dell'alimentazione.
Nel dibattito innescato dall'incontro al centro islamico di Lubiana, il rappresentante del ministero dell'Istruzione, Aleš Ojsteršek, ha accolto con favore il dialogo costruttivo sul tema, aggiungendo però che per soluzioni sistemiche servono fondi. La chiosa è stata del professor Sreča Dragoš, che all'università di Lubiana si occupa di disuguaglianze sociali. Secondo lui, il vero problema non è nella mancanza di fondi, ma di sostegno politico a un'idea di multiculturalismo che in Slovenia non esiste.
Valerio Fabbri