L’annunico dell’avvocato generale della Corte di giustizia europea ha scosso il tradizionale vertice dei quattro presidenti. Ospiti del capo dello stato, Borut Pahor, i presidenti della Camera e del Consiglio di Stato, Dejan Židan e Alojz Kovšca e il premier Marjan Šarec. I temi chiave sul tavolo in origine erano: riforma della legge elettorale, costituzione delle regioni e politica contro i cambiamenti climatici, ma a monopolizzare la scena è stata la dichiarazione fatta da Priit Pikamae, avvocato generale della Corte di giustizia europea che, afferma "la Corte di giustizia Ue non è competente per giudicare la denuncia della Slovenia nei confronti della Croazia in merito all'arbitrato sui confini.

Unanime la risposta dei Presidenti, il fatto che la Corte di giustizia europea si dichiari non competente per giudicare la denuncia della Slovenia nei confronti della Croazia in merito alla mancata applicazione della sentenza d'arbitrato sul confine sloveno-croato, non cambia la sostanza della questione. Lo hanno ribadito con forza il presidente della Repubblica, Borut Pahor, quello del governo Marjan Šarec, e quello del parlamento Dejan Židan. "Per la Slovenia - ha detto Pahor - la sentenza d'arbitrato emessa dalla Corte dell'Aia è valida e la soluzione alla denuncia fatta nei confronti della Croazia va ricercata solo nel quadro dell'implementazione della sentenza stessa". Come noto, la sentenza della Corte di arbitrato non è riconosciuta da Zagabria che si è ritirata unilateralmente dalla procedura d'arbitrato e non rispetta il verdetto.

Verosimilmente, la Corte di giustizia dell'Unione Europea non si è ancora espressa in merito alla denuncia della Slovenia nei confronti della Croazia per il mancato rispetto dell'arbitrato perché si tratta di un rarissimo caso di "ricorso per inadempimento" degli obblighi derivanti dal diritto dell'Unione, intentato da uno Stato membro contro un altro Stato dell'Ue e anche perché i ricorsi per "inadempimento" di solito sono sollevati dalla Commissione europea, interpellata dallo Stato richiedente.
Da par suo la Commissione Europea si è astenuta dallo schierarsi con l'uno o con l'altro, anche perché non è obbligata a esprimere un parere. Può, infatti, scegliere di astenersi, quando è in dubbio sull'applicazione esatta del diritto dell'Unione.

In una nota il Ministero degli esteri sloveno si dice convinto che la Corte di Giustizia, nel pronunciarsi in merito al contenzioso, terrà conto delle argomentazioni giuridiche di Lubiana e non delle conclusioni di Pikamae. La denuncia presentata dalla Slovenia, ancora dal dicastero, si riferisce alla violazione da parte della Croazia del diritto dell'Unione e non riguarda direttamente l'inadempimento della sentenza sui confini da parte di Zagabria, rigettando le tesi di Pikamae. In merito all'accusa slovena di violazione del valore dello stato di diritto e del principio leale di collaborazione, l'avvocato generale considera non pertinente alla questione della delimitazione dei confini. Dal punto di vista del diritto dell'Unione, ancora l'avvocato, il confine tra i due stati non è stato definito e quindi non ci sarebbe inadempimento croato degli obblighi derivanti dalla politica comune di pesca, del controllo delle frontiere e della pianificazione dello spazio marittimo. L'avvocato nelle conclusioni scrive che la Slovenia tenta implicitamente di far eseguire il lodo arbitrale. Per il Capo diplomazia Miro Cerar quelle dell'avvocato generale sono argomentazioni "deboli", aspettiamo la sentenza definitiva del Tribunale, ha commentato. Ad oggi la Corte europea ha affrontato solo 5 "processi" in cui un paese membro denunciavo un altro, in due casi la corte non ha seguito i suggerimenti dell'avvocato generale. La partita è molto incerta, ha detto Cerar, bisognerà aspettare la Corte, che dovrebbe decidere sulle proprie competenze l'anno prossimo, poi parleremo di contenuti. La decisione della Corta non può in alcun modo incidere sulla validità della sentenza di arbitrato che è' vincolante per entrambi i paesi, e la Croazia la deve implementare. La ragione è della nostra parte, ha detto ancora Cerar.

Di tutt'altro parere la presidente croata Kolinda Grabar Kitarovič che ha commentato "l'arbitrato è morto". L'avvocato generale ha confermato la posizione della Croazia: la Corte di giustizia dell'UE non ha giurisdizione per decidere su una controversia di confine che non è collegata al diritto dell'UE", ha twittato la presidente croata. "Come ho sottolineato molte volte l'arbitrato è una cosa morta, la stessa Slovenia ha riconosciuto le proprie azioni scandalose che hanno portato alla fine del processo arbitrale", ha aggiunto. La Grabar Kitarovič ha ribadito che l'unica soluzione duratura alla controversia è il dialogo e i negoziati bilaterali. "Prima lo capirà la Slovenia, prima risolveremo questo problema", ha scritto.

CC/LD

Foto: BoBo
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