Le misure prese a ottobre, ha detto il ministro della Salute Tomaž Gantar, hanno avuto parzialmente successo, ma se fossero abbandonate oggi ci sarebbe nuovamente una crescita delle infezioni e perciò il governo sloveno ha scelto di continuare almeno per ancora due settimane sulla strada intrapresa. 15 giorni perché questi sono tempi d’incubazione del virus ed anche quelli necessari per capire se le misure stanno avendo un effetto.
L’invito del ministro è di continuare a rispettare le distanze di sicurezza e a evitare di andare troppo in giro, dentro e fuori il paese (17 mila secondo il ministro sono stati i passaggi di cittadini sloveni che sono stati registrati ai confini con la Croazia in queste settimane) perché questo aumenta le possibilità di diffusione del contagio. La scuola resterà chiusa poiché anche nelle aule scolastiche, ha spiegato Gantar, si sono registrate infezioni e quindi è più sicuro per la salute prolungare l’insegnamento a distanza.
Fermi i trasporti pubblici, intanto che i taxi potranno continuare a funzionare. Bloccate le attività sportive, tranne quelle professionistiche, mentre resteranno aperti gommisti o spazzacamini, che sono considerati servizi fondamentali per la sicurezza dei cittadini in questo periodo dell’anno. Serrati tutti i negozi non di prima necessità, e invece seguiteranno a operare il settore industriale e quello edilizio.
Il tutto in attesa che la situazione negli ospedali migliori e che logicamente arrivino i vaccini della Pfizer e dell’AstraZeneca, che si prevede possano essere distribuiti in Slovenia dal quindici dicembre soprattutto inizialmente alle cosiddette categorie a rischio, come anziani nelle case di cura e malati cronici.
Il ministro dell’Interno Alež Hojs ha detto che non saranno più tollerati assembramenti di persone se non dello stesso nucleo familiare e che continueranno a essere vietate manifestazioni e feste. I matrimoni saranno possibili solo con il consenso del ministero del lavoro.
La mobilità all’interno del paese sarà soggetta alle stesse regole in vigore durante la prima ondata, quando i confini tra i comuni erano chiusi tranne che per alcuni eccezioni, come per motivi di lavoro e salute. Permesso il transito nel paese se si entra dai confini nazionali che restano, però, sottoposti a controlli sanitari e quindi all’obbligo di quarantena, dalla quale si potrà uscire non prima di cinque giorni esibendo un test negativo. Non è più possibile, però, andare all’estero, pure se in possesso d’immobili o terreni agricoli, senza rispettare al rientro gli obblighi sanitari anche se non si superano le 48 ore di permanenza. Non si potrà neanche più recarsi al di fuori dei confini dell’Unione europea per andare a trovare parenti stretti.
Queste misure partiranno da domenica, mentre quelle che riguardano il settore economico saranno in vigore da lunedì e tutto le altre da domani.
Barbara Costamagna