Un incidente inscenato per il premier Janez Janša, creato allo scopo di discreditare l’esercito; un incidente creato artificialmente per il ministro dell'Interno Aleš Hojs. Per quest’ultimo, se il soldato aveva il sospetto che qualcosa di illegale stava accadendo il suo dovere era quello di reagire. Il ministro non ha mancato di prendersela contro non ben definiti mezzi di informazione che avrebbero diffuso la falsa notizia che i soldati di pattuglia non avrebbero dovuto portare le armi. Nelle settimane scorse c’è stato chi ha precisato che viste le regole d’ingaggio esistenti i militari non avrebbero dovuto puntare i loro fucili contro un civile. Una tesi questa che lo stesso esercito ha cercato di smontare parlando delle competenze che avrebbero i soldati impegnati nelle operazioni di pattugliamento della frontiera e della possibilità di usare la forza in caso di pericolo.
Il ministro ha comunque precisato che, se la situazione sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina dovesse peggiorare, chiederà nuovamente al parlamento di attivare l’articolo di legge che consente ai militari di esercitare vere e proprie finzioni di polizia.
Il primo ministro, come spesso fa, invece, ha usato i social per reagire. Janša ha postato un servizio di Nova24TV- l’emittente vicina al partito democratico - in cui l’uomo fermato dal militare viene presentato come un personaggio legato alla sinistra radicale, al culto di Tito e sostenitore dell’organizzazione Antifa. Il richiamo del primo ministro è alla vicenda di Depala Vas quando, nel 1994, l’arresto di un civile da parte della polizia militare, diede la stura per la defenestrazione di Janša dal governo. All’epoca 30.000 persone manifestarono in suo favore davanti al parlamento, convinte che tutto non era altro che un grande complotto ordito per togliere di mezzo uno dei protagonisti della primavera slovena. Anche questa volta per Janša la vicenda è solo l'ennesima cospirazione dello “stato profondo” (ovvero di quelle reti nascoste, segrete, legate al vecchio regime), della magistratura, della polizia e dei mezzi di informazione.
Stefano Lusa