L’iniziativa era stata promossa nei giorni scorsi sui social, dove Barbara Verdnik, ex direttore delle Primorske novice, aveva definito inconcepibile che un partito che apertamente appoggia i neonazisti abbia scelto per il suo incontro un luogo simbolo dell’antifascismo. Silvano Radin, uno dei leader capodistriani del partito democratico, nega nella maniera più assoluta che la scelta del luogo abbia avuto intenti provocatori, l’incontro era stato deciso già da tempo. Non è la prima volta che il partito organizza convention proprio a Maresego. Per Radin le accuse di legami con il fascismo sono offensive, visto che lui viene da una famiglia che ha contribuito alla resistenza. In sintesi, il tutto non è altro che una strumentalizzazione politica della storia.
La Verdnik, dal canto suo ribatte che maggiore è la pressione che Janša mette al paese e più forte sarà la protesta. Il premier in persona risponde alla contestazione pubblicando una foto del raduno e precisando che mentre loro costruiscono la Slovenia con la collaborazione e gli investimenti, dall’altra parte arrivano urla, offese, violenza, simboli di morte e minacce. Non è mancata nemmeno una frecciata a RTV Slovenia e a POP TV che erano lì con le loro troupe. Dello stesso avviso anche il ministro dell’Interno Aleš Hojs che ha puntato il dito contro il primitivismo del fascismo di sinistra, supportato dai partiti di centrosinistra e dai media.
Per il resto tutto è andato secondo copione. A Maresego transenne intorno il locale e un certo numero di pattuglie della polizia, poi quando i manifestanti hanno cominciato ad aumentare e a contestare sono arrivati gli agenti in assetto antisommossa. Dall’altra parte c’erano stelle rosse, bandiere della Repubblica socialista di Slovenia, vessilli anarchici e del partito comunista jugoslavo, simboli della resistenza e l’oramai celebre burattino di cartapesta del premier, presente nelle manifestazioni del venerdì. Poi discorsi, canti partigiani e persino un aereo con lo striscione “Primorska ZaVedno”. Più di qualcuno che passava per la strada non ha mancato di strombazzare con il clacson, anche tirando fuori la mano dal finestrino con il pugno chiuso; altri con le moto hanno fatto andare il motore su di giri. I manifestanti hanno riservato fischi ed insulti a coloro che arrivavano all’evento organizzato dal partito. I più sonori sono stati quelli destinati all’avvocato capodistriano Franci Matoz, che non ha mancato di salutare, sia all’arrivo sia alla partenza, la folla che lo contestava. Qualche uovo è volato contro gli autobus che portavano le persone al raduno del partito. Uno ha colpito anche la vettura del premier, che stava entrando nel parcheggio del locale. Fermato ed identificato il ragazzo che l’ha lanciato, gli è stata comminata una multa prima che potesse tornare a manifestare. È stato l’unico momento di agitazione registrato. Per il resto tutto è filato via liscio, con gli agenti che si sono perlopiù limitati ad osservare ed i manifestanti che hanno dedicato il loro tempo sia a contestare sia che a degustare l’offerta della locale fontana del vino.
Stefano Lusa