L'iniziativa per la verifica è già stata messa a punto dall'ex Ministro della Giustizia, Aleš Zalar. “Non è contestabile il fatto che il decreto in questione persegue un obiettivo legittimo, che è quello di tutelare la salute delle persone. Però la limitazione del diritto di lasciare il paese è stata concepita in maniera sproporzionata, in quanto tra le eccezioni non include persone che hanno il diritto di una vita familiare senza ostacoli nelle unioni coniugali, extraconiugali o di coppie transfrontaliere”. Il divieto assoluto di lasciare il Paese è stabilito come un automatismo e riguarda quasi tutta la popolazione, con rare eccezioni, il che, secondo la prassi della Corte europea dei diritti dell'uomo, significa che non è sufficiente valutare se una tale misura è necessaria in una società democratica, bensì se è strettamente necessaria. "Non si tratta", rileva Zalar, "di un provvedimento strettamente necessario, né proporzionato, né adeguato". Il premier Janša e il Ministro dell'Interno Hojs hanno spiegato che l'introduzione del divieto di lasciare il Paese è motivata dalla necessità di impedire l'arrivo di ulteriori contagi da parte di persone che lascerebbero la Slovenia in direzione dei Balcani occidentali, facendone poi ritorno. "Se questo è l'obiettivo", sottolinea Zalar, "allora non può in ogni caso essere raggiunto vietando l'uscita dal paese in direzione Italia e Austria, che non confinano con paesi balcanici, quindi la misura non è nemmeno idonea al raggiungimento di un obiettivo legittimo".
"Un provvedimento", così ancora Zalar, "discriminatorio in quanto legato esclusivamente al fatto della residenza in Slovenia; le persone che qui si trovano ma non hanno residenza permanente o temporanea, possono lasciare il paese in qualsiasi momento, le altre non sono autorizzate a farlo". Un decreto ai limiti della costituzionalità, concordano anche alcuni esperti giuristi come il professor Saša Zagorc, docente alla Facoltà lubianese di giurisprudenza, trattandosi di provvedimenti governativi solitamente varati frettolosamente e senza un ampio consenso democratico. "Quando una persona lascia la Slovenia non minaccia la salute degli altri cittadini; è compito del paese nel quale è diretta valutare se rappresenta un rischio sanitario. È fondamentale", rileva Zagorc, "controllare l'ingresso del soggetto, quando può ad esempio scattare il provvedimento di quarantena, ma anche altre misure restrittive, non l'uscita dal paese. Inoltre", spiega ancora, "non è compito dei cittadini dimostrare l'esistenza di un diritto, è invece compito del governo dimostrare se la limitazione di un determinato diritto è giustificata".
Delio Dessardo