Foto: EPA
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Dopo le polemiche seguite all'assegnazione dei mondiali di calcio del 2018 alla Russia e di quelli del 2022 al Qatar, la Fifa si è dotata per la prima volta di criteri relativi ai diritti umani nell'assegnazione della competizione del 2026 a Canada, Messico e Usa. Tali criteri dovrebbero essere usati anche per i mondiali del 2030, ma si teme, secondo Amnesty International, che la Fifa possa annacquarli o ignorarli in tale occasione, visto l'interesse dell'Arabia Saudita, disposta a spendere molto per organizzare una delle prossime edizioni della Coppa del Mondo, nel 2030 o 2034, con Egitto e Grecia come possibili partner, Arabia Saudita dove i diritti umani vengono spesso ignorati o violati. Candidature congiunte per l'organizzazione dei mondiali di calcio del 2030 sono attese, rispettivamente, da Spagna, Portogallo, Marocco e Ucraina e da Argentina, Cile, Paraguay e Uruguay.

Dal sondaggio condotto in 15 paesi emerge che il 53% delle 17.500 persone intervistate ritiene che i diritti umani - come quelli dei lavoratori, la libertà di stampa e la non discriminazione - debbano essere un elemento fondamentale nelle decisioni sull'organizzazione dei grandi eventi sportivi internazionali. È chiaro che il pubblico vuole che i mondiali di calcio siano la celebrazione di uno sport che ama e non forniscano una piattaforma per lo sfruttamento, la repressione o la discriminazione, rilevano da Amnesty International, nell'esaminare tutte le candidature, prosegue l'organizzazione, la Fifa deve applicare i più elevati standard sui diritti umani, pretendere chiari piani di azione e respinge ogni proposta che manchi di credibilità rispetto alla prevenzione dei rischi di violazione dei diritti umani, di monitoraggio indipendente e di previsione di rimedi.

La scelta finale dell'organizzatore della Coppa del Mondo maschile del 2030 dovrebbe essere decisa da un voto di tutte le federazioni calcistiche nel 2024. (ld)