Eroica la resistenza dei Miami Heats allo strapotere dei Los Angeles Lakers nelle finali NBA, vinte dai californiani per 4 a 2, che si sono giocate ad Orlando, nella bolla che la lega ha fortemente voluto per completare il campionato, nonostante l'emergenza sanitaria per il Covid-19.
Partivano da favoriti i gialloviola di LeBron James, che hanno rispettato il pronostico, trovando però la fiera opposizione di una squadra mai doma, anche dopo gli infortuni che l'hanno privata di due uomini importanti come lo sloveno Goran Dragić e di Bam Adebayo. In particolare, Dragić non è stato praticamente quasi mai a disposizione: a causa della fascite plantare ha giocato 15 minuti in gara 1 e 19 in gara 6.
Chi invece ha dominato è stato il quasi 36enne LeBron James, che oltre al quarto titolo personale in carriera ha vinto anche per la quarta volta il premio come miglior giocatore delle finali, con cifre da capogiro: quasi 30 punti di media, poco meno di 12 rimbalzi a partita a cui ha aggiunto 8,5 assist. Cifre incredibili, abbinate ad un rendimento continuo ed elevato, che non accenna a diminuire nonostante l'avanzare dell'età.
I Lakers hanno comunque sempre giocato come fossero in missione, in particolare dopo la tragedia accaduta a gennaio, con il tagico incidente in elicottero costato la vita ad una delle bandiere dei gialloviola, Kobe Bryant. La squadra, ma più in generale la franchigia, da quel momento ha dedicato ogni successo al "Black Mamba" compresa, ovviamente, la vittoria del titolo.
Inoltre, con questo successo, i californiani conquistano un altro importante primato: portano a 17 il numero dei campionati vinti, raggiungendo i Boston Celtics, i più acerrimi rivali della NBA, con cui hanno dato vita ad una delle sfide più entusiasmanti degli anni '80, quando nei Lakers, fra gli altri giocavano Magic Johnson e Kareem Abdul Jabbar, mentre nei Celtics evoluivano Larry Bird, Kevin McHale e Robert Parish.
Davide Fifaco