Il presidente statunitense Trump ha approvato attacchi militari contro l'Iran dopo l'abbattimento del drone, ma ha poi cambiato idea. Lo hanno reso noto fonti di stampa statunitense citando alcune fonti, secondo le quali nella notte scorsa i funzionari militari e diplomatici erano in attesa dell'attacco dopo l'intenso dibattito delle ore precedenti avvenuto alla Casa Bianca. L'operazione era nelle fasi iniziali, con i caccia già in aria e le navi posizionate, quando è giunto il contrordine. Non è chiaro se Trump abbia solo cambiato idea o se l'amministrazione abbia rivisto il piano per problemi logistici, e non è chiaro se gli attacchi sono stati solo posticipati. La Casa Bianca si è spaccata sul possibile attacco. Secondo indiscrezioni il segretario di stato Pompeo, il consigliere alla sicurezza Bolton e il direttore della CIA Haspel erano a favore, ma a essere scettici erano i funzionari del Pentagono, convinti che una tale azione avrebbe causato un'escalation, mettendo in pericolo le forze statunitensi nell'area con il rischio di incendiare tutto il Medio Oriente. I leader del congresso erano stati informati nel corso della riunione tenuta nella Situation Room. Le fonti citate dalla stampa sono funzionari anonimi che hanno partecipato alle frenetiche riunioni del gabinetto di sicurezza. Precedentemente Trump aveva definito una provocazione inaccettabile l'abbattimento del drone, e al briefing avrebbe dato via libera ad una rappresaglia contenuta. Dal lato iraniano i guardiani della rivoluzione, i Pasdaran, hanno sostenuto che il drone si trovasse nello spazio aereo iraniano, ma il Pentagono ha negato e ha localizzato il punto dell'impatto a 34 chilometri dalle coste dell'Iran. In una lettera inviata al segretario ONU Guterres l'ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite Ravanchi ha evidenziato che il drone ha ricevuto ripetuti avvertimenti radio di non entrare nello spazio aereo di Teheran, e che era chiaramente impegnato in un'operazione di spionaggio.

Franco de Stefani

Foto: Reuters
Foto: Reuters