Si parla molto negli ultimi giorni, per ovvi motivi di contingenza, dell'epidemia di peste del 1630, resa tristemente celebre dall'opera che tutti abbiamo letto a scuola, i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. La descrizione del morbo, gli effetti sulla popolazione, i processi ai cosiddetti "untori" che lo scrittore aveva approfondito in un'opera meno nota, la Storia della colonna infame: pagine di scottante attualità che ci dimostrano come i classici non smettono mai di dire ciò che hanno da dire, avrebbe sostenuto Italo Calvino.
Ma c'è una storia minore sulla diffusione della Peste che riguarda da vicino le terre istriane, coinvolte pesantemente anche nell'epidemia manzoniana. Nel 1630 Venezia, anch'essa colpita duramente dal morbo, nominò commissario speciale un medico celebre nella città lagunare che da qualche anno si era ritirato dalla vita accademica all'università di Padova dove aveva insegnato medicina teorica. Si tratta di Santorio Santorio, nato a Capodistria il 29 marzo del 1561. Nel leggere la biografia di Santorio, la bibliografia a lui dedicata è molto ricca e vi figura anche Pietro Stancovich il canonico di Barbana, fanno impressione i nomi che vi si incontrano. Santorio Santorio dopo gli studi nella città natale si recò a Padova, il centro universitario più importante all'epoca per chi veniva dalle terre dell'Adriatico orientale, dove studio' la medicina classica da Galeno a Ippocrate passando per l'arabo Avicenna. Nel 1599 tornò a Venezia dopo un periodo di pratica nelle sue terre dove frequentò il circolo della famiglia Morosini, grazie ai quali entrò in contatto con Paolo Sarpi, autore del famosissimo Istoria del Concilio Tridentino in cui raccontava gli esiti del Concilio di Trento, il sinodo in cui si stabilirono le misure della Controriforma dopo lo scisma Protestante, e Galileo Galilei, il padre della scienza moderna intesa come metodo sperimentale attraverso il quale si ottengono risultati, ovvero attraverso l'osservazione dell'esperienza. Sebbene Santorio Santorio rimase ancora legato ai principi classici dei suoi maestri (Avicenna, Ippocrate e Galeno) fu il primo a introdurre una serie di strumenti per l'osservazione empirica del corpo umano: la bilancia per misurare attraverso le variazioni di peso le trasformazioni del metabolismo e sembra che tra le sue cavie vi sia stato lo stesso Galileo; il termometro per prendere la temperatura dei suoi pazienti. Così se anche la sua opera principale, il De statica medicina del 1614, si basa ancora sull'idea che la salute sia basata sull'armonia degli umori, i liquidi corporei, si fa strada l'idea che fondamentale in medicina sia l'osservazione empirica del corpo umano attraverso la misurazione "scientifica".
Santorio Santorio è un patrimonio di Capodistria, motivo per cui la Comunita' degli Italiani è a lui intitolato, un uomo che attraverso la saggezza antica dei classici è riuscito a guardare avanti anche in un momento di crisi. Un bene prezioso a cui dobbiamo il fatto che bilancia e termometro, certo evoluti, sono nelle nostre case e ci aiutano anche in questi funesti momenti.
CordialmenteCIAO