Nel centro della capitale libanese sono state erette barriere di metallo, che i manifestanti hanno colpito con pietre e bastoni. Le forze dell'ordine hanno respinto i contestatori con gas lacrimogeni. Si è trattato della seconda giornata di scontri tra cortei e poliziotti in una Beirut devastata dalla duplice esplosione di martedì scorso. Sabato erano invece stati assaltati diversi ministeri, durante le proteste erano rimaste ferite centinaia di persone, tra manifestanti e agenti, ucciso un poliziotto.

Intanto il premier, Hassan Diab, proporrà oggi la convocazione di elezioni anticipate. Dopo le tragiche esplosioni, che hanno causato oltre 150 morti e 6.000 feriti, le pressioni sul governo stanno aumentando, viene infatti considerato responsabile delle deflagrazioni. Il primo ministro ha lanciato un appello a tutti i partiti di concordare con i prossimi passi da fare: "Sono dalla parte dei libanesi che vogliono cambiamenti", ha detto in diretta TV.
A seguito delle dimissioni del ministro delle Informazioni, anche il capodicastero dell'Ambiente ha deciso di lasciare il proprio incarico, dopo aver perso la fiducia nel regime, che non ha saputo sfruttare le opportunità offerte.
Nel contempo, alla conferenza internazionale di donatori, organizzata dalle Nazioni Unite e dal presidente francese, Emmanuel Macron, sono stati raccolti fondi per aiutare il Libano. A prendervi parte circa 30 rappresentanti di Paesi e organizzazioni, tra cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. In tutto sono stati raccolti 200 milioni di euro di aiuti, alla conferenza è stato inoltre fatto un appello per un’indagine indipendente sulle esplosioni.


E. P.

Foto: EPA
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