
Archiviazione per Matteo Salvini, ma il governo italiano dovrà pagare un risarcimento ai migranti che rimasero bloccati nell’agosto del 2018 sulla nave Diciotti. È l’ultimo sviluppo della vicenda che coinvolse l’unità della Guardia Costiera italiana e che, su ordine dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini così come poi accaduto anche nel caso Open Arms nel 2019, dopo aver salvato dei migranti in mare non fu autorizzata a farli sbarcare in un porto italiano per successivi dieci giorni.

Per il Governo italiano si era trattato di una scelta politica e legittima, ma non per i giudici della Corte d’appello di Roma, che hanno invece accolto il ricorso di un gruppo di migranti condannando lo Stato a risarcire il danno subito, ma rinviando al giudice di merito la quantificazione del danno.
Nell'istanza si chiedeva la condanna del Governo italiano a risarcire i danni non patrimoniali determinati dalla privazione della libertà dei migranti. Secondo i giudici, “l'obbligo del soccorso in mare corrisponde ad una antica regola di carattere consuetudinario, rappresenta il fondamento delle principali convenzioni internazionali, oltre che del diritto marittimo italiano ed è un preciso dovere tutti i soggetti, pubblici o privati, che abbiano notizia di una nave o persona in pericolo”.

“Il rifiuto dell'autorizzazione allo sbarco dei migranti soccorsi in mare protratto per dieci giorni”, quindi, non può essere considerato un “atto politico sottratto al controllo giurisdizionale”. Non fu, spiegano i giudici “un atto che attiene alla direzione suprema generale dello Stato”, ma “un atto che è, e resta, ontologicamente amministrativo", e i migranti vanno quindi risarciti.
Per la stessa vicenda, il Tribunale dei ministri di Palermo indagò l'allora ministro dell'Interno Salvini per sequestro di persona, ma il caso non andò avanti dopo una richiesta di archiviazione da parte della procura di Catania, non accolta dal tribunale dei ministri locale, e un voto contrario all’autorizzazione a procedere da parte della Giunta per le Autorizzazioni del Senato.
Alessandro Martegani