Una sala gremita di pubblico a Palazzo Gravisi - Buttorai ha accolto la seconda delle tre iniziative organizzate dal Consolato Generale d'Italia a Capodistria per la Settimana della Cucina italiana nel mondo.
In programma un interessante dibattito sulla cucina tradizionale e soprattutto sui "prodotti locali" provenienti dal mare e dalla terra e dalle commistioni delle diverse culture culinarie che nei secoli si sono influenzate nel territorio istriano.
Un punto di vista interessante è stato espresso dalla professoressa Lucija Čok, autrice del libro "Sapore di mare: Antica cucina istriana", non solo un libro di ricette ma una vera e propria ricerca degli ingredienti locali e del loro uso.
Queste le parole della professoressa Čok: "Non è molto lontano il modo di come si mangia, dal modo come si vive. Il fatto è che vivendo queste situazioni multinazionali, multiculturali, si diventa una specie di esperto nell'arte culinaria che è tipica per quel momento e per quella regione. È per questo che l'istrianità nella cucina si capisce quando si conosce il luogo”.
In questo territorio rifiuta l’idea di una cucina slovena, di una cucina croata?
“No, non rifiuto questa possibilità, che ci siano elementi, che ci siano costruzioni combinate, però sulla cucina veneziana che è diventata tipica di questo territorio ci sono poi i resti ed anche le novità della popolazione che ha popolato, che ha vissuto in questi luoghi nei due secoli che ho cercato di descrivere”.
Ho trovato interessante, una definizione che ha dato il presentatore Mario Steffè questa sera del suo libro: "Una commistione di scienza e di cucina".
“Sì, certamente, perché il libro è per metà una ricerca, diciamo del luogo, delle situazioni, delle popolazioni e la seconda metà invece le testimonianze proprio di questa stessa gente che ho cercato di presentare”.
Il punto di partenza sono stati i pescatori.
“I pescatori, le famiglie dei pescatori e le famiglie dei contadini”.
Davide Fifaco