“La cura per le scuole delle Comunità Nazionali Autoctone è un imperativo morale prima ancora che giuridico”. Ad affermarlo il presidente dell'Unione Italiana Maurizio Tremul, che aggiunge che “le divergenze compaiono invece sul come concretizzare operativamente questa cura”.
Al centro delle sue riflessioni la bocciatura di venerdì della legge che avrebbe aumentato il livello d’italiano nelle scuole della minoranza. Tremul dice di condividere“le finalità della proposta legislativa tesa ad aumentare le competenze linguistiche dei docenti e del personale non docente delle nostre scuole”, ma definisce “fallimentare (…) il metodo adottato e la strada che i parlamenteri italiano e ungherese hanno voluto percorrere per raggiungere questo risultato”.
“Si sarebbe dovuto cercare e ottenere il consenso di tutte, o comunque della stragrande maggioranza delle forze politiche e non solamente di una sua parte, ossia della maggioranza che sostiene il Governo in carica”, afferma il presidente dell'UI. L’iter negativo della legge secondo Tremul fa emergere, quindi, “dei dati di fatto politici molto seri che devono farci riflettere!”
“La scelta del deputato italiano al Parlamento sloveno di sostenere (…) le iniziative legislative del Governo in carica, diventandone l’ago della bilancia”, per lui, “ha esposto” la minoranza “al grave pericolo di uno scontro senza precedenti proprio sulla questione più delicata: la scuola”.
Si sarebbe, invece, dovuto raggiungere “un ampio consenso politico sulla proposta di legge”, per non arrivare a ciò, che dice, “non è mai successo nella storia parlamentare slovena"; ossia, "che su una legge sui diritti delle Comunità Nazionali sia stato apposto il veto sospensivo del Consiglio di Stato!”
“Sarebbe stato necessario un vero lavoro di squadra, tessere una rete di rapporti e di relazioni non solamente all’interno della CNI ma anche con la società civile e con tutte le forze politiche”, oltre che prendersi “più tempo”, commenta. In definitiva, afferma Tremul, "era necessario seguire il metodo che ho sempre applicato nei riguardi di tutte le forze politiche, (…) “dialogando e presentando i nostri argomenti e necessità al Governo, a tutte le forze politiche che lo sostengono e all’opposizione"; come per i rifinanziamenti delle leggi in favore della Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia e in favore degli esuli, che "sono stati sostenuti in maniera bipartisan!”
Immediata la replica del presidente della Comunità Autogestita della Nazionalità Costiera Alberto Scheriani che ha detto che “quattro anni fa, quando è stata approvata la normativa vigente, proprio il punto sulle più elevate competenze della lingua italiana non era stato accettato dal ministero; e visto che all’epoca c’era la possibilità di ottenere altre migliorie è stata approvata quella normativa, in nome di “una politica dei piccoli passi”. “In questo mandato c’era la possibilità di arrivare ad elevare queste competenze”, spiega e quindi si è lavorato per questo.
La questione che si apre per Scheriani riguarda, invece, i motivi per i quali “la sinistra compatta ha votato contro l’aumento delle competenze linguistiche nelle scuole italiane. Secondo lui “si prefigura un disegno politico contro questa dirigenza della CNI”.
Scheriani conclude affermando di "rammaricarsi che, prima del voto in Parlamento, quei connazionali critici che si riconoscono in questi partiti, non abbiano sentito la necessità di lanciare un appello al Centro-sinistra per far approvare una legge che sarebbe andata a vantaggio di tutta la Comunità Nazionale”.
Barbara Costamagna