Dopo gli articoli e i commenti critici pubblicati da alcuni giornali internet della penisola, la tavola rotonda è il tema centrale di un’intervista al presidente del Consiglio della minoranza italiana della Regione istriana Gianclaudio Pellizzer che occupa oggi due pagine del quotidiano “Glas Istre”. Più che intervista potremmo definirla un botta e risposta tra giornalista ed interlocutore e dove il primo sembra aver dimenticato metodologia e regole della corretta conduzione. A Pellizzer viene imputato di aver organizzato un incontro fazioso che ha visto le esposizioni di relatori di parte che avrebbero interpretato a loro piacimento i fatti storici che causarono -ricordiamo- la morte accertata di 65 persone. “Neofascismo ed irredentismo sono concetti superati, viviamo in democrazia e ognuno può dire quello che vuole” la risposta del presidente del Consiglio minoritario che rileva di rispettare le altrui opinioni e auspica un confronto più ampio che faccia finalmente luce sulla tragica vicenda. E se l’autore - che per altro conferma di non aver partecipato al mini convegno - lamenta la mancanza di storici istriani, Pellizzer difende gli intervenuti affermando che “non è stato detto nulla di nuovo bensì sono state illustrate tesi già pubblicate in articoli, ricerche e libri” e rilevando che molte dichiarazioni sono state strumentalmente riportate fuori dal contesto fa capire come l’obiettivo della tavola rotonda sia stato quello di parlare, di discutere per non dimenticare e senza creare animosità.
Da rilevare che in questi giorni - a parte alcuni commenti positivi- ci sono stati diversi articoli ostili che stigmatizzano la Comunità italiana e che immemori della sua presenza storica le vorrebbero negare il ruolo politico relegandola, quando va bene, a quello di tutrice delle tradizioni e del folclore. In questi giorni, per esempio nessuno ha citato l’intervento (alla stessa tavola rotonda) di un noto medico polese che fornendo la cronistoria sullo sviluppo dell’ospedale di Pola dal dopoguerra in qua ha raccontato del deserto, del vuoto, dello spopolamento vissuto dalla struttura con l’esodo da Pola. Sono anche queste cronache e testimonianze che i giornali regionali della maggioranza dovrebbero, ma spesso dimenticano, di raccontare.
(lpa)