Foto: EPA
Foto: EPA

Né estreme chiusure né ingenue aperture”, ha affermato il ministro degli interni Davor Božinović nel presentare la versione definitiva della legge che andrà a regolare il settore dell’immigrazione, dei permessi di soggiorno e lavoro e in generale la permanenza in Croazia dei cittadini stranieri. “Nella stesura abbiamo tenuto conto degli scenari che hanno scosso i paesi dell’Europa occidentale e abbiamo fatto in modo che ciò non si ripeta anche da noi”, ha soiegato Božinović convinto che la legge oltre che a garantire sicurezza metterà fine agli abusi e alle manipolazioni con i permessi e regolerà il flusso dell’importazione di manodopera. La normativa determina le condizioni che datori e preposte agenzie dovranno soddisfare per poter impiegare immigrati e che si riferiscono sia a leggi sul lavoro e fiscali, sia all’idoneità abitativa. Si cerca - è stato spiegato - di tutelare da una parte i lavoratori stranieri e dall’ altra anche quelli croati. Come stabilito dalla direttiva europea, aumentano da 24 a 48 mesi i permessi rilasciati ai lavoratori extra UE altamente qualificati ovvero quelli della cosiddetta “carta blu” mentre è stata implementata pure la parte relativa agli emigrati croati che avranno più facilità di ottenere i permessi. Nel corso del dibattito qualche critica è arrivata dall’ opposizione ma più che sulla legge si è parlato della mancanza di una chiara strategia per l’immigrazione. “Un così alto numero di lavoratori stranieri serve soltanto ai datori di lavoro e alle oltre 600 agenzie che vi guadagnano” si è sentito dire. In molti hanno lamentato la mancanza di una politica d’integrazione mentre le formazioni di destra hanno parlato di uno “scambio di popolazioni” con il paese che dipende sempre più da lavoratori non comunitari e con almeno 400 mila croati che lo hanno abbandonato negli ultimi anni. Ricordato inoltre che nel 2015 erano soltanto 2700 i permessi rilasciati arrivati a 82 mila nel 2021 e a 206 mila nel 2024.

L.P.A