Preoccupa nel paese l’alto numero di morti che in questa cosiddetta fase estiva del virus ha quasi raggiunto quella primaverile: 108 nella prima, 96 nella seconda. “Una conseguenza dell’aumento del numero dei contagi” dicono gli esperti che in queste ore stanno vagliando uno studio che analizza nei dettagli la situazione epidemiologica dal 25 febbraio in qua. “Dati che sono all’esame del ministero della sanità e che per il momento possono essere interpretati e commentati solo in modo generale” ha affermato il ministro Vili Beroš non nascondendo una certa inquietudine per le statistiche europee che pongono la Croazia ai primi posti per numero d’infetti: 93 su 100 mila abitanti - superata solo da Spagna, Francia e Lussemburgo - e al quarto, con un incidenza dello 0,7 per cento, per numero di decessi e superata in questo caso da Romania, Bulgaria e Spagna. “Non si può parlare per il momento di una mutazione del virus riguardo alla sua intensità” concordano gli esperti aggiungendo che sia nella prima che nella seconda fase dell’epidemia l’età media degli ospedalizzati in cura intensiva va dai 65 ai 70 anni mentre è vicina pure l'età media delle vittime che passa da 78 e 77 anni. Come per numero di contagi, anche per quanto riguarda il numero dei morti - da febbraio in qua - è la Contea spalatino dalmata a detenere il triste primato con 54 decessi. Nella prima fase il virus era entrato in alcune case di riposo per anziani, nella seconda c’è stata la complicità della stagione turistica. Segue poi Zagabria con 26 morti, e poi via via Osijek-Baranja con 24, Koprivnica-Križevci 16, Vukovar-Srijem 14 per nominarne solo alcune. La Regione istriana, che invece nel marzo scorso ha registrato il primo decesso per covid-19 in Croazia, conta finora 11 vittime. (lpa)
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