Non accennano a placarsi le reazioni sul non paper in cui si avanza l'idea di una dissoluzione su base etnica della Bosnia ed Erzegovina e dell'unificazione tra Albania e Kosovo, quali chiavi di volta per la soluzione delle questioni aperte nei Balcani occidentali. Da Zagabria è tutto un susseguirsi di prese di distanza dal documento informale. Il Capo dello Stato Zoran Milanović si è detto convinto che il contenuto del non paper sia una sorta di fantapolitica e che il documento non sia stato scritto né a Lubiana né a Belgrado. Milanović ha ribadito il suo appoggio all'integrità della Bosnia ed Erzegovina, ma ha anche rilevato che resta da risolvere il nodo della posizione del popolo croato, che ha visto erosi finora i diritti ottenuti con gli Accordi di Dayton. Sulla stessa lunghezza d'onda il governo di Zagabria. Il capo della diplomazia Gordan Grlić Radman ha riaffermato il sostegno alla Bosnia ed Erzegovina, così come definita a Dayton, ossia come uno Stato con due entità e tre popoli costitutivi. L'unico non paper reale, secondo il ministro, è quello croato in cui si parla della necessità di riforme, in particolare di carattere elettorale in Bosnia. Un documento, sempre secondo Grlić Radman, accolto con interesse dalle diplomazie europee e pure da quella slovena.
Dario Saftich/La Voce del Popolo