Inflazione, pensioni, assistenza sociale, infrastrutture sono stati i temi più frequenti della quarantina di interpellanze presentate al governo, ma che si sono sviluppate in un botta e risposta tra maggioranza e opposizione sulla riconferma di Milanović. Tutti hanno approfittato di qualsiasi argomento per riallacciarsi, naturalmente su posizione diverse, all’esito elettorale di domenica. Da una parte i deputati SDP che - con il vento in poppa - hanno ribadito più volte il tramonto dell’era Plenković; dall’altra quelli dell’HDZ che invece hanno esultato delle loro pluriennali vittorie, annunciando la prossima vincita alle amministrative di maggio. “Successi effimeri e relativi poiché da sempre siete sostenuti da una maggioranza risicata” si è sentito dire dall’opposizione che rivolgendosi al presidente del Sabor ha ripetuto più volte “siete ostaggi del vostro leader”, riferendosi naturalmente al premier Plenković. Alle critiche sul boicottaggio dell’insediamento Milanović, il presidente del Sabor, Jandroković - appellandosi alle responsabilità costituzionali o protocollari - ha risposto di essere in grado di stabilire da solo dove deve, può o vuole andare. Molti interventi hanno fatto riferimento alle competenze e coabitazione tra premier e presidente con l’opposizione pronta - sembra - ad organizzare un referendum qualora la nuova proposta di legge sulla difesa andrà ad intaccare il ruolo del capo delle forze armate che spetta a Milanović. Da segnalare ancora che nel corso della discussione si è registrato un acceso confronto pure tra un deputato del Movimento patriottico e l’esponente della minoranza serba, Milorad Pupovac. Al centro del confronto fatti legati alla storia che hanno ricordato come esattamente 33 anni fa – il 15 gennaio 1992 - veniva riconosciuta l’indipendenza della Croazia e come, nel frattempo, nulla o poco è cambiato.
L.P.A.