Foto: MMC RTV SLO
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Ritornato ad esibirsi dopo due anni di pausa, nei due concerti di Imotski della scorsa settimana che lo hanno visto prima ospite e poi unico esecutore, Thompson ha fatto nuovamente riaccendere il dibattito tra sostenitori e oppositori. Il controverso cantante, noto per le canzoni nazionaliste e per l’esaltazione del regime ustascia, anche questa volta è stato seguito da un pubblico che esalta il nazionalismo estremo. La gran parte dei 20 mila fan accorsi nella piccola località dell’entroterra spalatino indossavano magliette nere con la sigla HOS ovvero le Forze di difesa croate e con il motto ustascia “per la patria pronti”, motto scandito durante la performance, accompagnata poi dal saluto fascista. La polizia ha fatto sapere che sono in corso verifiche e che si conosceranno eventuali misure solo al termine delle indagini. Ma intanto Thompson che ha annunciato per il 16 agosto un altro concerto questa volta a Dugopolje sempre nell’ entroterra di Spalato rileva che “non cesserà di cantare i brani scritti nel corso della guerra patriottica, ad usarne i simboli che sono in realtà un segno d’ amore per la patria”. Una risposta indirizzata al Capo dello Stato Zoran Milanović e all’ombudsman Temi Šimonović Einwalter che nei giorni scorsi avevano condannato fermamente la montante diffusione della simbologia ustascia e nazifascista al concerto di Imotski. Fenomeno che – ricordiamo- è stato stigmatizzato pure dall’ HDZ del premier Plenković. Comunque, una parte della politica, specie quella di destra, conservatrice e nazionalista non vi vede nulla di male, nega la presenza di simboli del regime-Pavelić e dice che si tratta di icone di chiara natura patriottica. Il centro sinistra punta il dito invece contro Plenković e la Commissione da lui costituita qualche anno fa, e che dopo mesi di lavoro aveva assegnato una duplice connotazione al moto “per la patria pronti” stabilendone l’incostituzionalità ma allo stesso tempo permettendone l’uso in alcune situazioni particolari. Per una parte del paese comunque, vivere in uno stato che non ha il coraggio di vietare e sanzionare l’uso di questi simboli è una vergogna. “Parlare di questi argomenti nel 2024 è un’assurdità poiché si tratta di questioni che andavano chiuse da tempo e che a tutti dovrebbero essere più che chiare”, il pensiero degli esperti.
(lpa)