All'inizio dell'Ottocento l'archeologia aquileiese era agli albori e la città parte dell'impero asburgico. Fu così che dal 1817 circa 340 reperti antichi presero la via di Vienna, di cui 45 resi nel 1921, nell'ambito delle restituzioni che l'Austria fece all'Italia dopo la guerra. Adesso oltre un centinaio di tesori conservati nel Kunshistorisches Museum tornano temporaneamente a casa per celebrare i 2200 anni dalla fondazione dell'antica città romana, voluta nel 181 avanti Cristo come colonia di diritto latino e avamposto contro i barbari. Un rientro che fino al 20 ottobre offre la possibilità di scoprire alcuni tra i più importanti reperti archeologici rinvenuti nel ricchissimo sottosuolo aquileiese. Tra i "magnifici ritorni" il

Foto da regione.fvg.it
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rilievo votivo del dio Mitra, culto di origine orientale che si diffuse a Roma nel primo secolo dopo Cristo. Insieme ad esso altri pezzi di grande pregio, come la statua di aquila rappresentata a grandezza naturale, una croce monogrammatica in bronzo del quarto secolo e la bellissima patera d'argento, dono a Francesco I del conte Francesco Leopoldo Cassis Faraone. O ancora, la Venere in marmo che rappresenta la dea nuda, con il solo mantello all'altezzza dei fianchi: ritrovata da un parroco con la passione per l'archeologia nel 1824 e venduta alle collezioni imperiali due anni dopo, è stata appositamente restaurata con il sostegno della Fondazione Aquileia ed esce dopo lunga permanenza dai depositi della grande istituzione museale viennese. (o.r.)