"I volti dell'antifascismo sono molteplici, così come lo sono le storie di resistenza". È con queste parole che l'edizione italiana - pubblicata nel 2021 da Leg - introduce al lettore le memorie di Zorko Jelinčič, uno dei fondatori del Tigr, l'Organizzazione rivoluzionaria della Venezia Giulia che fra il 1927 e il 1941 si battè contro la politica di snazionalizzazione di sloveni e croati messa in atto dal regime fascista. Mai direttamente coinvolto in operazioni violente, Zorko Jelinčič subì lungamente il carcere e il confino, e morì prematuramente nel 1965. Ora Dušan Jelinčič, scrittore, alpinista, e giornalista della Rai autore di fortunati libri di montagna e altri di ambientazione triestina per i quali ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fa del padre - mancato quando lui aveva solo 11 anni - la voce narrante del suo ultimo romanzo, "Il sussurro del mare invisibile, dodici pillole di piombo". Volume che è valso allo scrittore sloveno di Trieste il prestigioso Premio Prešeren, e che è stato presentato a Capodistria nell'imminenza della cerimonia di consegna - il prossimo 7 febbraio a Lubiana - per iniziativa del Club culturale e dell'Associazione Tigr, attiva nella riscoperta dell'eredità dell'omonima organizzazione.
Dušan Jelinčič, perché un romanzo storico sull'esperienza del Tigr e i suoi membri, vista attraverso gli occhi di suo padre?
"Perché la storia bisogna conoscerla, bisogna capirla di nuovo e ancora una volta approfondire le sue radici. E la storia del Tigr in questi luoghi ha dato alla gente una linea determinante; come tale mi sembra importante ricordarla sempre".
E un romanzo storico, in questo senso, può fare più di un saggio di storia ...
"Sì, perché i romanzi sono più letti dei saggi. E comunque gli storici sul Tigr hanno già scritto molto. Adesso occorre descrivere anche l'aspetto psicologico di quei ragazzi - erano ragazzi dai venti ai trent'anni, i membri del Tigr - e questo è precisamente il compito della letteratura".
Questo libro è anche un omaggio a suo padre ...
"È un omaggio a mio padre, che è stato tra i fondatori del Tigr. Uno che ha fatto nove anni di galera fascista e poi altri tre anni di confino, con tutte le conseguenze del caso. Uno, comunque, che ha dettato al Tigr una linea chiarissima, quella della non violenza".
Del romanzo, apparso in sloveno da Mladika, è in preparazione la traduzione italiana.