"Una lingua migliore per una migliore comunicazione tra istituzioni e cittadini. La situazione nelle aree bilingui della Slovenia e della Croazia" è il convegno che si svolge oggi a Trieste, presso il Dipartimento IUSLIT dell'Università, organizzato dal Dipartimento italiano della Direzione generale della traduzione della Commissione europea tramite la sua Rete per l'eccellenza dell'italiano istituzionale (in sigla Reii) e nello specifico l'Osservatorio dell'italiano istituzionale fuori d'Italia (Oiifi).
Quando nel 2013, in concomitanza con l'ingresso della Croazia nell'Unione europea, la Rete per l'eccellenza dell'italiano istituzionale scelse di dedicare una giornata di studi, a Roma, su "L'italiano oltre confine", la realtà del bilinguismo ufficiale nell'Istria croata e slovena, con i suoi chiaroscuri, fu una sorpresa per tanti.
Due anni più tardi all'interno della Rei nasceva uno specifico gruppo di lavoro, l'Osservatorio dell'italiano istituzionale fuori d'Italia, che ha funzionato da allora come una piattaforma di consulenza e di scambio, aggregando via via moltissimi operatori ed entità interessate a sostenere l'attività di traduzione e a migliorare l'uso dell'italiano da parte delle amministrazioni pubbliche nei due territori, con particolare riguardo alle discrepanze nella terminologia.
Dell'Oiifi (che comprende anche una componente svizzera) sono entrati a far parte, fra gli altri, la Can costiera, insieme al suo Ufficio per il bilinguismo, che, di recente istituzione, svolge anche attività di traduzione, e il Gruppo di lavoro della Regione istriana per l'uniformazione della terminologia in lingua italiana, prossimo a pubblicare un Glossario. Entrambi presenti al convegno che si svolge oggi a Trieste, presso il Dipartimento di Scienze giuridiche, del linguaggio, dell'interpretazione e della traduzione (IUSLIT) dell'Università, e il cui obiettivo è appunto quello - si legge in una nota - di "fare il punto sulle problematiche connesse con la qualità dell'italiano usato dalle istituzioni nelle aree bilingui o plurilingui fuori dal territorio nazionale, prendendo ispirazione anche da quanto fatto nelle aree bilingui dentro i confini d'Italia". Il riferimento, oltre che a Slovenia e Croazia, è da un lato all'esperienza svizzera, dall'altro a quella dell'Ufficio centrale per la lingua slovena istituito dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
All'incontro sono stati invitati anche esponenti istituzionali, in modo da sensibilizzare i decisori politici sull'argomento.