Ultime battute per il Trieste Film Festival. La rassegna triestina dedicata al cinema dell'Europa centro-orientale si congeda dal pubblico in presenza, per continuare online fino al 30 gennaio sulla piattaforma MyMovies. Già assegnati i premi di questa edizione numero 33, che si è posta come sempre sotto il segno della scoperta di cinematografie e autori spesso poco noti al pubblico, con tanti talenti da conoscere e una particolare attenzione alla narrativa al femminile. Per ricordare solo alcuni dei riconoscimenti principali, il Premio Trieste al miglior lungometraggio in concorso è andato al film romeno "Întregalde" (nome di un villaggio della Transilvania) di Radu Muntean, considerato uno dei registi più interessanti della cosiddetta "nuova onda" del cinema del suo Paese. Per il documentario, premiato il croato Srdjan Kovačević, autore di "Tvornice radnicima" (Le fabbriche ai lavoratori), su un gruppo di operai che lottano per impedire la chiusura dello stabilimento in cui lavorano. Miglior corto il kosovaro "Pa Vend" (Da un posto all'altro) di Samir Karahoda.
Ma torniamo all'ultima giornata in presenza del festival, che chiude al Teatro Miela con un finale focalizzato anche su Trieste e i suoi registi. Come la giovane Laura Samani, trentaduenne autrice di "Piccolo corpo", tra gli esordi più apprezzati del cinema italiano recente. Coproduzione Italia-Francia-Slovenia, il film, presentato in anteprima alla Settimana della critica allo scorso Festival di Cannes, è ispirato a un'antica tradizione legata al santuario della Madonna di Trava, in Carnia: la chiesa è stata, per molti secoli, frequentatissima, perché si credeva che la Madonna del santuario concedesse un brevissimo istante di vita ai bambini nati morti, il tempo necessario a battezzarli. Il lungometraggio, in uscita nelle sale italiane il 10 febbraio, prende spunto proprio da questi "miracoli".