La storia di una donna e di tante donne. Parola della regista Tijana Zinajić, chiamata ad allestire con il Teatro stabile di Capodistria "I giorni dell'abbandono", adattamento scenico del libro di Elena Ferrante. Nel 2002, nove anni prima di "L'amica geniale", la scrittrice napoletana, dall'identità nascosta come oggi ma non ancora assurta a fama planetaria, pubblicava questo suo secondo romanzo, dolente e bellissimo e approdato anche al cinema, un viaggio introspettivo nel vissuto di una donna abbandonata dal marito. Rimasta sola con i figli, profondamente segnata dal dolore e dall'umiliazione, la protagonista precipita nel gorgo oscuro della disperazione, fino a quando la luce si riaccende: con una nuova consapevolezza di sé, Olga riesce a rialzarsi ed è pronta a riprendere in mano la sua vita. Per ridurre per il teatro le pagine dell'autrice si sono cimentate in due, Urška Taufer e Nina Kuclar Stiković, che hanno raccolto la sfida di tradurre in un'azione scenica il racconto di una vicenda tutta interiore come quella del libro. Olga è l'attrice Anja Drnovšek.
In occasione della presentazione dello spettacolo che si è tenuta in mattinata al teatro di via Verdi, la direttrice dello Stabile capodistriano Katja Pegan ha espresso la sua soddisfazione per questa prima trasposizione teatrale slovena di Elena Ferrante al debutto venerdì: non ultimo perché, ha detto, "viviamo in un territorio bilingue, e quindi dobbiamo conoscerci e capirci, e non c'è modo migliore del teatro per farlo". Molti teatri europei, spiega la direttrice, stanno mettendo in scena la scrittrice italiana letta, amata e tradotta in numerosissime lingue.
"Ciò che mi interessava di questo testo, a parte il ruolo della donna nella società - aggiunge Pegan - è il male che dilaga nelle famiglie quando un rapporto di coppia si rompe. Che ne è dei figli, e che ne è della donna? Questo mi sembra il punto cruciale, la responsabilità della società, che li lascia soli".