Foto: Reuters
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Cinque anni fa, quindi, è stata implementata la decisione del 52% della popolazione del Regno Unito che al referendum del 2016 ha votato "leave". La Brexit però non ha mantenuto le promesse: il Regno non è riuscito a cogliere le opportunità economiche promesse dai sostenitori dell'uscita dall'Ue e non ha stretto nuovi legami commerciali sui mercati internazionali. Nemmeno l'immigrazione, infine, è stata ridotta.
Nel frattempo, il sostegno alla Brexit è drasticamente diminuito. Il 55% dei cittadini ora ritiene che lasciare l'Unione è stato un errore, solo per l'11% il Regno Unito ha fatto un passo importante per il successo del paese.
Dopo la Brexit, comunque, le economie dell'Europa e del Regno Unito sono state colpite da diverse crisi, tra cui la pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina. Non è quindi facile valutare realmente le conseguenze economiche dell'abbandono dell'Ue da parte del Regno. Secondo l'economista Jan Grobovšek, finora è possibile percepire un calo del Pil pro capite compreso tra il 2% ed il 5%, ha spiegato.
Per quanto riguarda il commercio internazionale, dopo la Brexit le esportazioni sono diminuite, ha sottolineato ancora Grobovšek; tuttavia, sono diminuite anche nei paesi dell'Ue e in quelli extra-europei.
L'immigrazione dei cittadini dei paesi Ue dopo la Brexit è stata effettivamente ridotta, sono invece aumentati gli arrivi nel Regno Unito da parte di cittadini di paesi terzi. I dati raccolti fino a giugno dell'anno scorso mostrano che l'immigrazione nel Regno Unito è stata estremamente elevata, con 728.000 immigrati, una cifra notevolmente superiore a quella registrata prima della Brexit, quando i numeri oscillavano tra 200.000 e 300.000.
Il Regno Unito, in ogni modo, continua ad avere le stesse difficoltà degli altri paesi sviluppati dell'Ue, ha spiegato ancora Grobovšek: l'invecchiamento della popolazione, l'aumento delle esigenze sanitarie e del loro finanziamento.