Un'affluenza da record alle elezioni anticipate in Spagna per votare il rinnovo del parlamento: alle urne si è recato oltre il 75% degli aventi il diritto, in aumento del 9% rispetto alle ultime elezioni del 2016.
Nettamente in testa il partito socialista del premier, Pedro Sanchez. Il PSOE ha ottenuto il 28,7% dei voti aggiudicandosi 123 sui 350 seggi totali in parlamento. Non sembra però delinearsi alcuna maggioranza assoluta, per la quale è infatti necessario raggiungere i 176 seggi: i populisti di sinistra di Podemos hanno avuto poco oltre il 14% delle preferenze, quindi 42 seggi. Minimo storico invece per il Partito popolare, 66 seggi con il 16,69% dei voti. I suoi potenziali alleati potrebbero essere i liberali di Ciudadanos, con il 15,87% e 57 seggi, e l'estrema destra filo-franchista di Vox - 10,3% e 24 seggi - entrata in Parlamento per la prima volta nella storia della democrazia spagnola.
Sembra che l'ago della bilancia saranno proprio gli indipendentisti catalani di sinistra di ERC con 15 seggi. Il loro appoggio diventa indispensabile per la sinistra per assicurarsi la maggioranza. I catalani hanno quindi voltato le spalle all'ex presidente, Carles Puigdemont, ancora in esilio in Belgio, il suo partito ha infatti ottenuto solo 5 seggi.
Il Paese ultimamente sta vivendo una profonda crisi politica, tra il desiderio di indipendenza della Catalogna e scandali di corruzione che hanno portato alla caduta del governo popolare di Mariano Rajoy. Consapevole dello stallo anche il primo ministro Sanchez, vincitore "in pectore" di queste elezioni anticipate: "Dalle nostre idee di sinistra, dalla nostra posizione progressista tenderemo la mano a tutte le formazioni politiche", ha affermato, precisando che in Spagna "ha vinto il futuro e ha perso il passato".
E. P.