Nonostante il FVG sia tra le regioni con il numero più alto di lavoratori del settore scolastico vaccinati, tanto da superare il 90% di immunizzati, in questi giorni sembra aver ripreso vigore il fronte di coloro che contestano l’obbligo di Green Pass per accedere al proprio posto di lavoro o almeno alcune delle misure richieste.
116 dipendenti delle scuole italiane ma anche in lingua slovena di Trieste, Gorizia e San Pietro al Natisone, infatti, hanno presentato una diffida inviandola tra gli altri all’Ufficio scolastico regionale e al Ministero dell’Istruzione. A sostenere le istanze di questo gruppo contrario alla normativa che prevede nel caso non si sia vaccinati o guariti dal Covid nei sei mesi precedenti tamponi a proprie spese è l’avvocato Mitja Ozbič che questa diffida (passo antecedente ad azioni civili e esposti penali) invita le istituzioni a predisporre un servizio di test salivari con cadenza bisettimanale a carico del datore di lavoro per lo screening di tutti i dipendenti, vaccinati e non. Il ministero dell’istruzione attualmente garantisce test rapidi gratuiti solo ai lavoratori che sono in grado di dimostrare di rientrare nelle categorie non vaccinabili, mentre per gli altri il test è a loro carico per un costo che si aggira sui 15 euro.
In attesa di capire quali saranno le reazioni alla diffida, si dovrà vedere anche come evolverà la discussione in corso sulle modalità quali i dirigenti dovrebbero controllare la validità del Green pass, che allo stato attuale non sono ancora chiare.
In ogni caso denunce o ricorsi simili in altre parti di Italia da parte di docenti fatte in queste settimane sono state sino a ora rigettate. Ultima in ordine di tempo è la risoluzione con la quale il Tar del Lazio a inizio settimana ha rigettato la richiesta di sospensione cautelare del decreto legge che impone il Green pass ai lavoratori della scuola con le relative conseguenze su coloro che non rispettano l’ordinanza.
Barbara Costamagna