Il bullismo è una problematica che è stata, purtroppo, ampliata dall'uso sconsiderato dei social. Molti cyberbulli prendono di mira le categorie più deboli, tra le quali figurano anche i diversamente abili. Su queste tematiche si sta cercando di sensibilizzare i più giovani, con i terribili fatti di cronaca che hanno visto adolescenti spingersi fino al suicidio dopo essere stati presi di mira da coetanei.
Tra i modi per abbattere i pregiudizi c'è lo sport, che contribuisce all'inclusione e spesso alla collaborazione tra normodotati e disabili. Le forze dell'ordine intanto hanno attivati protocolli e app per favorire la denuncia degli atti di bullismo e cyberbullismo.
Al convegno organizzato dall'associazione Dis-Equality, molti ospiti hanno portato le loro testimonianze su come lo sport possa abbattere le divisioni; sul palco si sono succeduti campioni olimpici e paralimpici del calibro di Daniele Scarpa, Sandra Truccolo, Nicole Orlando, Giorgia Marchi, ma anche chi ogni giorno deve lottare con le difficoltà che una disabilità può portare.
Un’occasione che ha permesso alla platea di conoscere importanti realtà associazionistiche ed incredibili atleti, capaci di far sembrare ordinarie prestazioni assolutamente straordinarie, anche per qualsiasi normodotato, come del resto recita il moto di Dis-Equality: "Tutti diversamente uguali". Ideatore proprio di Dis-Equality, ma anche dello stesso convegno, è Berti Bruss, da anni impegnato nel promuovere l'inclusione.
Queste le sue parole: "Tento di portare le persone che fanno parte di quel bagaglio di esperienza che ho avuto in questi 11 anni, sia di lotta che di cammino, con e attraverso la disabilità, per cui cerco di mettere in piazza tutti i benefici che ho avuto io dalle mie debacle che oggi mi hanno portato fino a raggiungere questi obiettivi.
Oggi il primo minimo comune denominatore deve essere la consapevolezza, che è una parola ben definita, che a volte però non viene compresa dalle persone. Riuscire a metabolizzare, in termini di consapevolezza, significa risolvere una parte dei propri problemi. Il secondo è l'indifferenza. Oggi viviamo in un mondo velocissimo, in cui molto spesso non abbiamo il tempo per analizzare noi stessi e ancora meno gli altri, come ha detto il dottor Avon, nostro ospite al convegno, dovremmo vivere un po' la vita degli altri, metterci nella vita degli altri per capire quello che gli altri provano".
Davide Fifaco