Un settore in cui abbondano i contratti atipici, stagionali e precari, con un lavoro spesso discontinuo, e fra i più colpiti dalla pandemia fin dalla prima ondata del marzo scorso. È questa la situazione descritta dai lavoratori dello spettacolo, artisti, ma anche dipendenti e collaboratori delle società che lavorano nel settore in Friuli Venezia Giulia, proprietari e dipendenti dei cinema, centinaia di persone che lavorano per allestire palchi e scenografie per produzioni cinematografiche, concerti ed eventi.
Si sono ritrovati in piazza Unità a Trieste per manifestare tutto il proprio disagio per le nuove chiusure decise dal governo, ma anche, hanno detto i lavoratori, per la scarsa considerazione in cui è tenuto il settore, in una condizione difficile per i lavoratori già prima della pandemia, come spiega Riccardo Uccheddu, segretario regionale della Cgil slc regionale. “Dal 23 febbraio dello scorso anno – dice - questo settore è stato chiuso, poi si è riaperto all’inizio di giugno nei cinema e nei teatri, si è lavorato poco, scarsamente e malpagati durante i mesi di luglio, agosto, settembre e qualcosina anche ad ottobre: ora arriva questo nuovo decreto che richiude cinema e teatri che non condividiamo. Capiamo l’urgenza e le istanze del governo, ma crediamo che sia necessario trovare soluzioni definitive e permanenti, perché l’emergenza di oggi ha fatto solo venire a galla quello che è un problema strutturale di questa categoria: non c’è un sistema di tutele garantito, non c’è un sistema previdenziale che dia prospettive ai lavoratori. I problemi messi in sluce da questa crisi legata alla pandemia mondiale, sono istanze che arrivano dal passato – aggiunge - e che non sono mai state considerate, perché si è sempre lavorato sfruttando il precariato, le partite Iva, le ritenute d’acconto intermittenti, il lavoro a chiamata. Anche nelle grosse istituzioni, come la Fondazione lirico sinfonica teatro Verdi, abbiamo lavoratori a chiamata, lavoratori precari anche in un teatro che è stabile, e che ha un’attività lavorativa che dura tutto l’anno”.
“In questi anni non sono mai state recepite le direttive europee che prevedevano un sistema di tutele anche per questi lavoratori, spesso precari, discontinui, e dopo l’inizio della pandemia e il lockdown non sono state previste delle tutele che garantissero a questi lavoratori di superare dignitosamente il periodo di chiusura. Non ci sono ammortizzatori sociali per questi lavoratori: abbiamo visto delle iniziative sporadiche, solo per alcuni mesi, con i denari che non davano la possibilità di affrontare la crisi dignitosamente. Serve – conclude - un sistema di previdenza e di tutele sociali chiaro e definitivo”.
Si tratta però di un settore che ha la sua rilevanza economica, oltre che culturale, nella regione: si stima che in Friuli Venezia Giulia ci siamo almeno 300 società che operano nello spettacolo, con 3 mila dipendenti e un fatturato di 40 milioni di euro nel 2019, che hanno realizzato progetti importanti come produzioni cinematografiche e fiction, oltre che grandi spettacoli e concerti, accanto al lavoro quotidiano in cinema e i teatri. Lavoratori che dallo scorso febbraio hanno lavorato poco o affatto, e che si sentono abbandonati dal governo.
Nel corso della manifestazione una delegazione è stata anche ricevuta dal Prefetto Valerio Valenti, a cui è stata consegnata una lettera con le richieste per il settore. Anche in questo caso i lavoratoti hanno avuto il sostegno da parte della giunta comunale, presente in piazza con l’assessore Giorgio Rossi.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO/Martegani
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