Ragazzi bendati seduti in prima fila, bendati come Patrick Zaky, lo studente egiziano dell’Università di Bologna, attivista per i diritti umani, attualmente detenuto in Egitto.
Il giovane egiziano è stato arrestato il 7 febbraio al Cairo mentre andava a trovare la famiglia, con accuse tanto gravi (diffusione notizie false, incitamento alla protesta, favoreggiamento di crimini terroristici), quanto inconsistenti, e basate su alcuni presunti post pubblicati dallo studente.
Il tribunale egiziano ha confermato l’arresto lo scorso 15 febbraio, e il prossimo 22 febbraio ci sarà una nuova udienza: per aumentare la pressione sul governo egiziano e ottenere la liberazione, anche a Trieste è stata organizzata, al circolo della Stampa, un’iniziativa da Amnesty International FVG, Liceo Petrarca di Trieste, Articolo 21 FVG e Associazione dei Dottorandi e Dottori di Ricerca, con un flash mob che ha sottolineato le ripetute violazioni dei diritti umani da parte dell’Egitto, come conferma Fabio Del Missier di Amnesty international FVG. “Patrick Zaky è stato arrestato al rientro in Egitto, ufficialmente per dei post che avrebbe pubblicato, ma i suoi avvocati, che hanno anche denunciato gravi violazioni dei suoi diritti, abusi e maltrattamenti, ritengono gli elementi presentati un falso, quindi siamo in presenza di un arresto per motivi politici, senza un quadro probatorio”. “Siamo molto preoccupati – ha aggiunto -: chiediamo la scarcerazione e soprattutto il rispetto delle garanzie che dovrebbero essere assicurate in uno stato di diritto”.
“Un fatto importante - ha aggiunto - è che ci sia stata una reazione immeditata da parte dell’università di Bologna e degli studenti dell’ateneo che Patrick frequentava, cosa che invece è mancata totalmente nel caso di Giulio Regeni, in cui l’Università di Cambridge non si è attivata, assumendosi gravi responsabilità”
Nel corso dell’iniziativa, a cui hanno aderito anche l’Assostampa del Friuli Venezia Giulia e l’Ordine dei Giornalisti regionale, è intervenuto in collegamento telefonico il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, che ha fatto il punto sulla situazione in Egitto, “un paese - ha detto - dove sono all’ordine del giorno prigionieri morti in carcere, torture sistematiche, stampa imbavagliata, siti informativi chiusi, una società civile ridotta completamente al silenzio”.
“Patrick - ha spiegato Noury –, attualmente detenuto in una centrale di polizia di Mansura, appartiene alla minoranza copta, era dichiaratamente non entusiasta del colpo di stato di al Sisi, ed era andato a Bologna proprio per approfondire i temi dei diritti umani e delle minoranze oppresse nel Paese”.
“Ora – ha aggiunto -, si punta a ottenere la libertà nell’udienza del 22, ma il tribunale sembra per ora insensibile alla pressione mediatica e diplomatica, e se non si arrivasse alla scarcerazione, le organizzazioni che lottano per i diritti umani si devono preparare a una lunga battaglia.”
“Sarà fondamentale – ha concluso - che il governo italiano continui a esercitare pressione, e che l’informazione e la pubblica opinione continuino a interessarsi al caso di Patrick, così come hanno fatto i media e molti cittadini egiziani per il caso Regeni”.
Alessandro Martegani