Foto: EPA
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Il ripristino dei controlli ai confini non ha creato troppi disagi, ma sembra non aver nemmeno cambiato gli umori o fatto calare le tensioni sul fronte dell’immigrazione.
Comune di Trieste, Prefettura e Questura infatti stanno ragionando sulla richiesta di manifestazione che il movimento di estrema destra Forza Nuova ha intenzione di organizzare il 25 novembre in piazza Libertà, luogo in cui ormai da tempo si ritrovano i tanti migranti che giungono in città lungo la rotta balcanica.
I precedenti non sono incoraggianti: tre anni fa un gruppo di movimenti di estrema destra aveva organizzato un’iniziativa analoga sempre in piazza Libertà, e c’erano stati scontri con gruppi di antagonisti. L’intenzione da parte delle autorità sarebbe quella di concedere l’autorizzazione alla manifestazione, ma in un luogo diverso.

Piazza Libertà a Trieste (Foto: Fifaco)
Piazza Libertà a Trieste (Foto: Fifaco)

In attesa della decisione, non ancora definita, non sono mancate le reazioni, come quella del Consorzio italiano di Solidarietà, organizzazione che si occupa proprio di assistenza ai migranti, e che aveva sottolineato come l’obiettivo di Forza Nuova sia quello “di creare situazioni di tensione e di provocazione”, chiedendo alle autorità di non consentire la manifestazione.
Una posizione analoga è stata espressa anche da Adesso Trieste, movimento di opposizione in Consiglio comunale, secondo cui “concedere una piazza alla manifestazione di un movimento politico di destra neofascista sarebbe molto grave, e – aggiunge il movimento - concedere piazza Libertà, luogo popolato loro malgrado da centinaia di migranti abbandonati dalle istituzioni e dall’Amministrazione Comunale in primo luogo, per una manifestazione convocata contro i migranti stessi, sarebbe ancora più grave”.
E se a Trieste si dibatte sul concedere o meno una manifestazione contro i migranti, a Monfalcone si moltiplicano le reazioni alla decisione della sindaca Anna Maria Cisint di chiudere due centri culturali dove i molti migranti musulmani presenti in città si riunivano per pregare. Secondo la prima cittadina i locali non sono centri di culto autorizzati e “possono anche diventare luoghi di possibile predicazione dell’odio”.
"Ora la sindaca – ha commentato però il consigliere regionale Enrico Bullian, di Patto per l'Autonomia-Civica Fvg - rivendica la chiusura dei centri culturali islamici di Monfalcone” ma “una persona religiosa, di qualunque fede, ha ancora diritto a professarla liberamente” come dice la Costituzione italiana?
"Cisint – ha aggiunto - non pensa a integrare le comunità straniere, ma vorrebbe assimilarle” quando invece l’obiettivo, ha concluso “è la convivenza nel rispetto reciproco, non la conversione forzata alla nostra religione o a uno stereotipato modello di vita occidentale”.

Alessandro Martegani