Il traguardo del 4 maggio è troppo lontano e alcune attività hanno bisogno di riaprire prima per non chiudere definitivamente i battenti.
È questo l’appello lanciato dalle categorie e da molte amministrazioni locali in Italia, che premono ormai già da settimane per una rapida ripresa delle attività: lo stesso governo aveva previsto la possibilità che alcuni settori produttivi potessero riprendere prima del 4 maggio, un’esigenza sottolineata anche in Friuli Venezia Giulia, regione che deve anche guardare al confronto con i paesi confinanti, e al fatto che l'esportazione è un elemento trainante dell'economia locale, con un volume più di 15 miliardi di euro l’anno, e un saldo commerciale con l'estero positivo per sei miliardi.
Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza ha anche scritto una lettera direttamente al premier Giuseppe Conte per chiedere “una riapertura graduale prima del 4 maggio”, sottolineando come a suo parere “Trieste ed il Friuli Venezia Giulia siano già pronte per una riapertura graduale e responsabile”, ed è importante, aggiunge “che questo avvenga prima del 4 maggio perché oltre a subire i devastanti effetti economici che sta vivendo l’Italia, subiamo anche i negativi effetti economici, per le nostre realtà industriali, commerciali ed artigiane, che arrivano dalla ripartenza che già sta avvenendo nei Paesi confinanti”.
Anche altri sindaci dei Comuni del Collio avevano ribadito l’esigenza che la regione provveda “quanto prima verso una riapertura in sicurezza delle attività economiche”, una posizione peraltro anticipata qualche giorno fa anche dallo stesso presidente Massimiliano Fedriga, che aveva sottolineato la necessità di conciliare sicurezza e lavoro.
Un altro esponente della giunta del Friuli Venezia Giulia, l’assessore alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, aveva invece richiamato l’attenzione sul fatto che “alcune filiere del Friuli Venezia Giulia sono pronte a ripartire prima del 4 maggio e ciò risulta tanto più vitale – ha aggiunto - quanto più queste filiere operano con il mercato estero”.
Settori come la filiera del mobile, l'automotive e le costruzioni, ha aggiunto Bini, “devono riaprire prima del 4 maggio perché si tratta di settori che operano su mercati internazionali e che competono con Paesi esteri che non sono in lockdown e una prolungata assenza dal mercato rischia di estrometterli dalla platea dei fornitori, con miliardi di export mandati in fumo e migliaia di posti di lavoro a rischio”.
Alessandro Martegani