Il voto contrario alla collocazione di pietre d'inciampo in memoria dei deportati a Schio, i tentennamenti in molte città nel votare le mozioni a favore della cittadinanza onoraria alla senatrice Segre, le frasi pronunciate nel consiglio comunale di Trieste da Fabio Tuiach, fino ai tweet filonazisti del professore dell’università di Siena. Episodi, ma che messi in fila danno un quadro inquietante sull’indifferenza e i sentimenti negativi riguardo la comunità ebraica e il ricordo della Shoah in Italia.
Che sia un periodo “estremamente critico” per le comunità ebraiche nel paese lo conferma anche Alessandro Salonichio, presidente della comunità ebraica di Trieste. “Non mi sarei aspettato - dice - di arrivare a questo punto, con un crescendo di episodi che diventano sempre più gravi: noto un crescendo che ci preoccupa, soprattutto per l’assenza delle reazioni che ci saremmo aspettati, in particolare da parte delle istituzioni che dovrebbero rappresentare il momento di raccordo fra iniziative pubbliche con quelle private. Come comunità siamo sconcertati: sono episodi che oltretutto non fanno bene neanche alla popolarità e alla visibilità di Trieste, non ultimo quello del consigliere Fabio Tuiach (nel corso della discussione della mozione per la cittadinanza alla senatrice Segre si era detto “offeso” per le parole della senatrice, che aveva affermato che Gesù era ebreo n.d.r.), che hanno fatto il giro del mondo, l’episodio è stato richiamato anche dal Jerusalem Post”.
“Sul fatto di Schio – continua - non posso che dire la stessa cosa: si sta parlando di pietre d’inciampo che dovrebbero aiutare a raggiungere un momento di concordia e solidarietà su un fenomeno enorme, accaduto non troppi anni fa e ancora vivo nella nostra memoria di ebrei, perché fortunatamente abbiamo ancora delle persone che lo hanno vissuto e lo possono raccontare; un fenomeno ancora troppo caldo perché possa essere messo in cantina e dimenticato”.
“Riguardo l’ultimo episodio, quello del professore universitario, bene ha fatto l'università rappresentata dal rettore a prendere in mano la situazione, e a deprecare l’episodio: so che sono allo studio dei provvedimenti disciplinari, che per fortuna riportano, mi auguro in maniera anche risolutiva, alla normalità una situazione estremamente sgradevole, che oltretutto vede al centro un insegnante, che dovrebbe dare una formazione storica, e non solo, ai propri studenti, consentendo loro di poter giudicare con obiettività la storia. Questo sicuramente ci preoccupa, e noi come comunità ebraica italiana siamo sicuramente in prima linea per sottolineare questi fatti e affermare che non accettiamo questa deriva”.
Secondo lei sono più gravi gli episodi di chiara matrice antisemita o neonazista, come il tentativo di costituire un gruppo neonazista recentemente scoperto a Roma, oppure teme più l’indifferenza e l’insensibilità rivelata dal voto contrario alle mozioni sulla senatrice Segre o dalla mancata condanna di espressioni antisemite?
“Entrambi gli aspetti vanno tenuti sotto attenzione per motivi differenti: il silenzio o la sottovalutazione solo legati a una responsabilità oggettiva di tutti noi, sia come cittadini sia come istituzioni. Intervenire subito, e con decisione, con azioni forti e prese di posizione chiare è un atto che dobbiamo mettere sempre in pratica, in particolare da parte di chi deve poi legiferare: non deve essere consentito a chiunque di poter dire, sottintendere, o semplicemente non reagire ad episodi estremamente gravi, su cui ci si aspetta una reazione forte da chi poi ci rappresenta presso le istituzioni”.
“Il caso della banda armata ci preoccupa sotto un’altra forma: qui si sta parlando di una banda, di un gruppuscolo che voleva presentarsi come un movimento politico, che, dalle informazioni che abbiamo raccolto e letto sui giornali, rappresentava un pericolo reale, per la possibile emulazione, ma soprattutto per la pericolosità delle azioni che avrebbe potuto mettere in atto, non solo contro gli ebrei, ma anche contro le minoranze, o qualunque gruppo non gli andasse bene”.
“C’è addirittura una sfacciataggine nell’affermare un ideale che è palesemente contro la nostra cultura, e la nostra Costituzione: persone come queste si sentono autorizzate e poter dire qualunque cosa, a fare qualunque cosa, sentendosi immuni da ogni conseguenza. Fa piacere che le forze dell'ordine e la magistratura siano intervenute: speriamo siano, anche questo caso, intervenute in maniera risolutiva e che continui tutta l'opera di indagine e intelligence. Tutto questo però ci preoccupa veramente, perché si tratta di persone che probabilmente sono disposte ad usare anche la violenza per portare avanti la propria azione”.
Alessandro Martegani