Inaugurata davanti ad una folla di curiosi, ma anche ad uno sparuto gruppetto di nostalgici che indossavano una maglia nera con il teschio degli arditi e la scritta Fiume o morte, la tanto contesta statua a Gabriele D’Annunzio, che proprio oggi, cento anni fa, entrava a Fiume per occuparla per un anno con un gruppo di legionari, dando vita alla Reggenza del Carnaro.
La statua in piazza della Borsa, però, secondo il sindaco di Trieste Roberto Di Piazza vuole ricordare il D’Annunzio poeta.
“Tutta l’Italia è piena di strade e piazze dedicate a D’Annunzio”, ha ribadito anche in questa occasione il primo cittadino, “Anche a Trieste c’è viale D’Annunzio. Tutte le polemiche che ho sentito mi sembrano incredibili. Oggi ricordiamo un grande italiano, come ne abbiamo tanti altri. Sono molto orgoglioso di queste persone e soddisfatto di aver inserito questa statua insieme a quelle di Svevo, di Joyce, di Saba”.
Le spiegazioni del sindaco, fornite anche nelle settimane precidenti all’inaugurazione, non hanno convinto coloro che bollano l’iniziativa come “neo irredentista”, tanto che oggi alcuni contestatori durante la manifestazione hanno distribuito tra i presenti la lettera che Vojko Obersnel, sindaco di Fiume, ha spedito a Di Piazza per contestare l’opportunità di questa opera, copia di una statua presente al Vittoriale degli italiani, rappresentato oggi dal suo presidente Giordano Bruno Guerri.
“Non è una statua polemica. Le polemiche sono state create artificialmente", ha detto Guerri che ha collaborato con il Comune di Trieste anche all'allestimento della mostra "Disobbedisco", "Il D'Annunzio qui rappresentato legge, è un uomo di pace e sta benissimo vicino a Svevo, Joyce e Saba. A chi si chiede che cosa c’entra D’Annunzio con Trieste, rispondo che Trieste con Trento erano le due città da conquistare per terminare l’Unità d’Italia. D’Annunzio, quindi, come capo fila dell’irredentismo ha senso sia rappresentato qui con una sua statua, che ripeto non vuole essere in alcun modo un atto aggressivo”.
Barbara Costamagna