Dall'autopsia eseguita sul corpo del cittadino georgiano Vakhtang Enukidze, risulta che l'uomo non sarebbe morto per le percosse ricevute al Centro permanenza per rimpatri di Gradisca d'Isonzo, come invece sosteneva l'associazione "No Cpr e no frontiere Fvg", secondo la quale Enukidze sarebbe stato picchiato da alcuni agenti di polizia intervenuti nel Cpr friulano dopo una rissa tra la vittima e un compagno di stanza. A confermarlo è stato il medico legale del Garante dei detenuti, ma per avere un quadro completo occorrerà attendere l'esito degli esami tossicologici e istologici, intanto non si rilevano lesioni traumatiche importanti. Il Garante dei detenuti aveva effettuato una visita approfondita al centro e la Procura della Repubblica di Gorizia aveva aperto un’indagine per omicidio volontario. Inizialmente si era parlato di un nuovo "caso Cucchi", con il deputato di +Europa, Riccardo Magi, che aveva denunciato come la vicenda presentasse "aspetti molto più controversi rispetto a quanto inizialmente veicolato dalle dichiarazioni ufficiali" con il sospetto che le forze di polizia avessero picchiato Enukidze fino a provocarne la morte, ma l'autopsia ha decisamente smentito questa ipotesi. I referti medici contraddicono anche la discussa nota audio raccolta telefonicamente dall'associazione "No Cpr", in cui un altro detenuto del centro aveva raccontato di aver assistito al pestaggio. Ora le Forze di polizia stanno anche avanzando l'ipotesi di una querela per diffamazione, difendendo l'operato dei poliziotti e sottolineando come sia difficile operare in un contesto come quello del Cpr, in situazioni insicure. Forti accuse inoltre alla Cooperativa veneta EDECO che gestisce il centro e già sotto indagine per maltrattamenti, corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e falso, frode nelle pubbliche forniture. Intanto nel primo mese nel centro si sono già verificati rivolte, tentativi di fuga, fughe, violenze, atti di autolesionismo e tentati suicidi.
Davide Fifaco