Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza è intervenuto il giorno successivo ai tafferugli che si sono registrati durante la manifestazione del Primo maggio, proponendo di fatto la reintroduzione del divieto di manifestare in quello che viene considerato il salotto buono della città.
Secondo il primo cittadino sarebbe stata nuovamente macchiata l'immagine di Trieste, riportandola ai bivacchi e alle manifestazioni "No green pass", che videro la città giuliana al centro delle cronache nazionali. Un divieto, quello di assembramenti in piazza Unità e dintorni, che il prefetto aveva prorogato fino al 30 aprile, interdicendo temporanemanete lo svolgimento delle pubbliche manifestazioni nelle "aree della città di particolare interesse per la vita della comunità".
Questo Primo maggio, quindi, ha rappresentato la prima occasione nella quale i manifestanti hanno potuto tornare in Piazza Unità. Le prime tensioni, però, si sono registrate già alla partenza, quando i "No green pass" hanno tentato di impedire al corteo di avanzare prendendo di mira le organizzazioni sindacali; per poi riprendere le provocazioni in piazza Unità d’Italia, dove mentre si tenevano alcuni interventi, i due gruppi sono venuti a contatto, spintondandosi.
Il prefetto, Annunziato Vardè ha detto che nei prossimi giorni, tenendo conto di quello che è accaduto, si deciderà sul come procedere; e non ha escluso la possibilità di reintrodurre il divieto.
Contro questo e contro le parole del sindaco si sono già espressi sui social media alcuni esponenti di "Adesso Trieste", che già in passato hanno contestato questa iniziativa, che secondo loro lederebbe la libertà di manifestare dei cittadini.
Barbara Costamagna