Massimiliano Fedriga (foto: ARC)
Massimiliano Fedriga (foto: ARC)

Pensare a date certe, soprattutto per le attività più penalizzate, per un percorso di riapertura in modo da dare speranza e possibilità di programmazione. Il neo presidente della Conferenza delle regioni, Massimiliano Fedriga, parlando a Rai news 24 ha confermato l’impostazione che punta a stabilire fin d’ora un percorso di riaperture, sempre se i dati confermassero la dinamica di discesa dei contagi in Italia.
“Stiamo già pensando alle linee guida per le riaperture - ha spiegato - e al governo chiederemo di fare un programma: io - ha aggiunto - ho vissuto diverse settimane in zona rossa, e ho notato che è stata molto diversa rispetto a un anno fa, i cittadini sono sfiduciati ed è molto più difficile che i divieti vengano applicati, e quindi credo che sia meglio permettere delle riaperture con delle regole chiare, piuttosto che imporre divieti non rispettati”.
Fedriga ha sottolineano come con la bella stagione si possa pensare ad esempio alla ripresa delle attività che posso essere svolte all’aperto, come ristoranti e bar, ma anche palestre e spettacoli. Soprattutto però ha sottolineato l’esigenza di agire uniti, sia per quanto riguarda la gestione della pandemia, sia per la campagna vaccinale: “Non c’è - ha detto - una lotta fra chi rispetta le regole a chi non le rispetta, dobbiamo unire il paese”, perché “quando si crea uno scollamento fra istituzioni e cittadini, si lascia spazio agli eccessi”.
Anche per la gestione dei vaccini Fedriga ha sottolineato l’esigenza di regole chiare: nelle prime fasi le indicazioni del governo lasciavano troppo spazio all’interpretazione, anche in buona fede, con il risultato di aver vaccinato molte persone giovani. “Sono d’accordo - ha spiegato - con la decisione del Generale Figliuolo di sospendere le vaccinazioni agli under 60, e di procedere solo per età”. “Dobbiamo - ha aggiunto - dimostrare che c’è equità: c’è bisogno di chiarezza e regole uguali per tutto il paese”.
Una campagna vaccinale seria però, ha ricordato, si fa con la programmazione ed è fondamentale avere informazioni concrete sulle forniture: non si può fare programmazione giorno per giorno, “se no rischiamo di fare solo più confusione”.
Criteri uniformi ed efficaci sono stati auspicati anche nel processo di assegnazione delle fasce di colore: alcuni sono molto restrittivi ma molto tardivi, ha spiegato Fedriga, e non intervengono in tempo, altri, come i 250 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti, sono parametri che creano disparità fra i territori che fanno più o meno tamponi. “Bisognerebbe premiare chi fa più i tamponi - ha concluso - perché fa un lavoro per contenere il virus”, mentre questo criterio tiene conto solo del numero assoluto dei contagi.

Alessandro Martegani