Per il presidente della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini il prossimo 13 Iuglio l’evento fondamentale sarà la visita alla foiba di Basovizza del presidente sloveno Borut Pahor, tanto più che, ha sottolineato, si tratta di un politico espressione dei post comunisti che renderà omaggio ai martiri del comunismo.
"Nel momento in cui saremo tutti consapevoli di questa grande tragedia che ci ha colpiti a fine guerra, migliaia di italiani ma anche di sloveni tutti massacrati dal terrore rivoluzionario, questa tragedia diventerà una pietra miliare su cui costruire un futuro comune", sostiene Sardos Albertini, "mi auguro che questo avvenga al più presto con gli sloveni ed in prospettiva anche con croati".
Il monumento di Basovizza secondo lui è il simbolo non solo degli infoibati italiani ma anche di migliaia di sloveni e croati assassinati da Tito, che ha utilizzato gli strumenti del terrore rivoluzionario in una guerra che non era di liberazione.
Meno entusiasta, invece, il presidente della Lega nazionale della tappa del presidente italiano Sergio Mattarella al monumento dei fucilati di Basovizza.
"Il TIGR non era certo un’organizzazione slovena e i richiamava al nazionalismo balcanico e jugoslavo", dice Sardos Albertini, "e poi erano dei terroristi, niente di diverso dalle Brigate rosse o dagli islamisti e non so se Mattarella andrebbe a deporre una corona sul monumento degli assassini di Moro".
A Sardos Albertini, invece, poco importa della restituzione alla minoranza slovena del Narodni dom, quello che lui chiama Balkan, visto che ritiene che si tratti di un palazzo privo di valore, che rappresenta, però, un mito fondante degli sloveni.
"Me ne sono reso conto quando nel 2001 nell’ambito dei negoziati tra Italia e Slovenia, tra tutte le cose importanti si cui c’era da discutere, la Slovenia aveva tirato fuori la questione del Balkan che l’Italia non ha avuto alcun dubbio a concedere perché non sapeva nemmeno di che cosa di trattasse", spiega, "ho capito però la sensibilità diversa degli Sloveni, che dopo così tanto tempo hanno richiesto indietro questo edificio, che quindi probabilmente rappresenta per loro qualcosa di importante. Il Balkan per gli sloveni è come il tempio di Gerusalemme per gli ebrei, un edificio mitico sul quale noi non abbiamo alcun interesse perché noi ci occupiamo solo della verità storica".
In conclusione il presidente della Lega Nazionale chiede di rivedere la relazione della commissione storica italo slovena, allargando il lasso di tempo considerato per chiarire meglio le motivazioni e i ruoli dei vari nazionalismi in gioco, e guarda al futuro parlando di un Europa delle patrie che potrebbe vedere accomunati nel loro patriottismo italiani, sloveni e croati, tutti vittime, ribadisce, del terrore comunista.
Per quanto riguarda la concessione del massimo riconoscimento italiano a Boris Pahor, Sardos Albertini taglia corto dicendo che "lo rispetta come scrittore, ma che come teste oculare dell’incendio del Balkan meno”.
Barbara Costamagna